Il tamburellista gentleman con la passione per Manzoni nuovo “timoniere” federale

Il grande fair play tra i due sfidanti di buon auspicio per un roseo avvenire ed esempio per placare le fazioni più scalmanate e non fare la fine dei "capponi di Renzo"

Edoardo Facchetti, neo eletto presidente della Federtamburello, ad agosto era stato tra gli spettatori di alcune sfide nel torneo a muro. A Tonco, vedendolo a bordo campo e sapendo che stava costruendo la «squadra» per candidarsi alla successione di Emilio Crosato, avevamo chiesto un parere a due campioni, anzi fuoriclasse, che ovviamente di tamburello «capiscono»: Riccardo Dellavalle e Andrea Petroselli. La risposta, quasi sottovoce, era stata unanime: «Facchetti è uno che ha sempre vissuto sui campi, da eccellente giocatore prima e da grande tecnico, poi. È un galantuomo e se verrà eletto farà il bene di tutto il movimento». Più che un commento, un’investitura. E una descrizione del personaggio che ha trovato conferma domenica, dopo una campagna elettorale impegnativa (per usare un eufemismo) e le votazioni in un albergo della veronese Sommacampagna: Facchetti ha stravinto la sua personale corsa alla presidenza contro l’altra candidata, la romana Nada Vallone, ex Segretario della Fipt che si era dimessa per contendergli la carica. C’è stata pure un po’ di bagarre, anche da parte del presidente uscente Crosato, sui criteri di votazione (cavilli). Facchetti, confermando che la classe non è acqua, saggiamente ha aggirato ogni «trappola» mediatico/polemica. A chi gli ha chiesto che cosa pensasse del suo predecessore, ha replicato con stile e semplicità: «E’ stato un grande presidente». Liquidando così ogni ulteriore possibile «coda» velenosa. Come dire: il passato è passato e bisogna guardare avanti. Con una precisazione che fa ancora più onore al personaggio: «Chi ha detto che vogliamo spaccare il movimento, anche in senso geografico (Nord contro Sud) si sbaglia di grosso. Qui dobbiamo essere tutti uniti, per il bene del tamburello».

Se il buongiorno si vede dal mattino l’«alba» di Facchetti ai vertici federali è di buon auspicio. 
Ovviamente si tratterà adesso di capire che cosa intende fare, nel concreto, la nuova dirigenza Fipt. E con una saggia premessa: già in campagna elettorale, il candidato lombardo aveva preso le distanze da certe ricette «miracolistiche» che qualche suo supporter aveva forse un po’ incautamente messo sul piatto del programma. «Dobbiamo lavorare con concretezza, pensando prima al fare» aveva poi ribadito. Concretezza tutta bresciana, per questo imprenditore che, tra le curiosità personali, vanta anche una passione neanche troppo nascosta per Manzoni e i «Promessi sposi» che lo avevano portato ad essere ospite/concorrente di una trasmissione a quiz di Mike Bongiorno in cui, neppure a farlo apposta, trovò il modo di far parlare di tamburello. Era il 1985: di acqua da allora ne è passata sotto i ponti, ma, evidentemente, la passione tamburellistica di Facchetti era già più forte di tutto. Ora lo aspetta un compito impegnativo, per non dire arduo. C’è da rilanciare un movimento in crisi di identità, senza disperdere quanto di buono (indoor, donne, internazionalizzazione di questo sport soprattutto) è stato fatto in 40 anni di gestione Crosato. Che, per dirla con Facchetti, è stato «un grande presidente». Chapeau.

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