Tamburello tricolore: la leggendaria Stella Alpina nel libro di Ferracin

Una squadra che COLBERTALDO non dimentica 

VIDOR. C’era una volta, a Colbertaldo (guai a confonderli con Vidor), una squadra capace di attirare centinaia di persone alle sue partite, con tanto di cori e striscioni colorati, e di far sognare un intero paese. Il calcio, però, non c’entra nulla: la Stella Alpina, Campione d’Italia di Serie B nel 2004, era una squadra di tamburello, singolare sport che si gioca in cinque contro cinque su un campo lungo una novantina di metri. La Stella Alpina, oggi, non esiste più, così come non esistono più i due campi da gioco di Colbertaldo: quello di quasi un secolo fa, che in pratica era la piazza del paese, e quello utilizzato fino al 2010, anno dello scioglimento della squadra, trasformato, manco a dirlo, in vigneto. Oggi, 12 anni dopo quell’incredibile impresa, un ex giocatore, Tullio Ferracin, ha raccolto l’epopea della Stella Alpina in un libro denso di ricordi e nostalgia (“Storia di una Stella”), nella speranza – difficile, ma non impossibile – di veder risorgere quella squadra che, al massimo della sua gloria, aveva addirittura un settore giovanile. «Oggi quello che facevamo noi sarebbe difficile persino per le squadre di calcio», racconta Tullio, «figuriamoci come potevamo andare avanti noi. Trasferte, sponsor, materiali: a un certo punto era diventato impossibile. Le squadre più forti ci avevano portato via i giocatori migliori. Gli sponsor erano sempre più in crisi. E così il sogno è finito». I ricordi, però, sono rimasti. A partire da quell’incredibile 16 ottobre 2004: vittoria in trasferta sul campo (insidioso, dicono le cronache dell’epoca) del Fumane, provincia di Verona, e titolo di Campione d’Italia che finisce sulle maglie della Stella Alpina. Era Serie B, ma poco importa: per la Federazione del Tamburello si tratta comunque di titolo nazionale. La notte che seguì fu una delle più calde della storia di Colbertaldo: «Alle 23 il pullman della squadra tornò in paese e si fermò in Piazza Vittorio Veneto» racconta Ferracin nel suo libro «centinaia di persone, già pazientemente in attesa, confluirono tutte insieme ad accogliere i nuovi campioni». La promozione in Serie A comportò un notevole esborso per le casse della squadra. I più bravi se ne andarono verso squadre più forti. Di quel gruppo leggendario, qualcuno gioca ancora: Pierluigi Zambetto (a Verona), Manuel Bortolomiol (a Trento), Mirco Piazza e Vincenzo Tomei (a Fontigo). Ferracin, autore del libro e dirigente di quella società, ha un sogno: «Sarebbe bello ripartire. Ma come?».

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