Aristide Cassullo, il tamburello a scuola

prefazione del prof. Emilio Crosato (presidente Federazione italiana palla tamburello)

Ho conosciuto Aristide Cassullo negli anni ’70 come giocatore prima (Vice Campione d’Italia nel 1977 nella squadra di Casale Monferrato di Franco Rissone) e autore poi nel 1978 della prima tesi di Laurea sul Tamburello da titolo: “Tecniche e didattica del Tamburello nella scuola media”.

Già da subito si comprendeva come accanto alla sua grande passione per la pratica del Tamburello si accompagnasse sempre alla ricerca come Docente di specifiche tecniche e modalità per proporre il nostro sport nel mondo giovanile e scolastico.

Numerosi sono stati i corsi non soltanto in ambito astigiano e piemontese ma anche nazionali ed internazionali che lo hanno visto come Docente impegnato nella formazione di centinaia e centinaia di insegnanti di educazione fisica ed istruttori giovanili.

E’ stupefacente la sua capacità di relazionarsi con i giovani e i progressi che riesca ad ottenere in pochissimo tempo dai suoi giovani allievi.

Ha una esposizione pacata, semplice, paziente e porta con sé tutto il suo bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite negli anni come giocatore, allenatore e docente.

Ricordo ancora il suo intervento nel 2011, nel Salone d’Onore del CONI, al “Seminario internazionale degli Sport di Racchetta” sulla pianificazione e periodizzazione degli allenamenti del tamburello, suscitando curiosità e interesse da parte degli altri relatori e del pubblico presente, facendo percepire il Tamburello come uno sport uguale agli altri, anzi con qualcosa in più per la sua storia centenaria.

Attualmente è Responsabile per il Nord Italia della formazione degli istruttori degli Enti di Promozione Sportiva e continua a svolgere attività di formazione per le società e nelle scuole.


in copertina la squadra del Monti vincitrice dei Campionati studenteschi astigiani battendo in finale 9-7 il Vercelli, rimontando da 3-7. Qui sotto foto storica Montechiaro - Montemagno

Aristide Cassullo, il tamburello a scuola

Per Aristide Cassullo fresco di pensionamento dopo oltre 40 anni di servizio attivo nel mondo della scuola come docente di educazione fisica è tempo di bilanci e di ricordi sfogliando album fotografici ed articoli di giornale in cui la divulgazione e la pratica del tamburello è stata una presenza costante. Non poteva essere diversamente dopo la laurea ISEF conseguita discutendo una tesi proprio sul tamburello “Tecniche e didattica nella scuola media“. Opera fondamentale da cui sono nati i manuali usati dalla federazione per fornire un approccio sistematico della disciplina e formare migliaia di tecnici e giocatori.



DOCUMENTO (STAMPA SERA Venerdì 22 Agosto 1980)

Tamburello. Uno sport in crisi nei grandi centri urbani del Piemonte

Torino: area depressa del tamburello. Pochi giocatori, pochi appassionati. Quasi tutta gente immigrata dal Monferrato che ha portato con sé il «tambass» in città. Ma c'è stato un tempo che non era cosi. Un tempo neppure troppo lontano. Erano gli anni precedenti al «boom» monferrino: gli anni a cavallo del 1960. Torino poteva essere considerata a ragione la «capitale del tamburello», il C. S. Fiat vinceva il titolo tricolore. In inverno si organizzava il «Trofeo Agnelli» cui partecipavano una mezza dozzina di squadre, con i vari Mara, Bovi, Cagna. Pentore, Riva. Era il trofeo più prestigioso, il più ricco di premi. Poi il Torneo del Monferrato ha portato fuori città, i campioni, attirati in provincia dall'entusiasmo dei nuovi organizzatori, dagli ingaggi più allettanti.

La Fiat ha sciolto la squadra. Il tamburello a Torino è morto

Trasferte: negli ultimi anni non restava altro che un paio di squadrette di serie D gestite dal ragionier Molino: l'Att (Associazione tamburellistica torinese) e la Libertas. Giocatori che un po' c'erano ed un po' non c'erano, un po' giocavano ed un po' no. Tornei disputati tutti in trasferta perché le altre squadre rifiutavano di sobbarcarsi l'onere delle trasferte fino a Torino. Tanta improvvisazione, tante sconfitte. Ora a Molino è succeduto Adriano Capusso: in questo campionato è stata sfiorata la promozione in serie C. Un pugno di appassionati che non demorde, nonostante le difficoltà, nonostante gli insuccessi che sembrano accompagnare ogni tentativo di reinserire questo sport in un contesto cittadino. E contesto cittadino non significa solo torinese: anche ad Asti il tamburello non trova molto seguito, benché la città sia situata proprio al centro di una zona tamburellisticamente molto ricca di tradizioni e di campioni, da Revigliasco a Castell'Alfero. Forse ad Asti una serie A, vivacizzata da campioni locali, avrebbe potuto mutare le cose. Ma per il secondo anno consecutivo la squadra astigiana ha fallito l'appuntamento con la promozione.

Casale è un altro esempio dello scarso successo del tamburello in ambiente cittadino. La Mossano ha tentato di sensibilizzare i casalesi: ha dato loro lo squadrone dei «big», ha dato loro la squadra dei giovani. Resta uno sparuto gruppo di super-tifosi, nel disinteresse generale.

Ovada forse è l'eccezione, ma anche qui ultimamente le cose non vanno troppo bene. Alle partite va sempre meno gente. Eppure la Federazione punta sulle città. Su Torino in particolare. Per vedere di trovare seguaci tra i torinesi il presidente Crosato ha voluto far disputare proprio all'ombra della Mole, un anno fa, la finale nazionale dei «Giochi della gioventù». Un'iniziativa che, forse non preparata come avrebbe meritato, si è persa nel nulla: nessuno ha visto quei ragazzini, venuti fin dalla Sicilia, giocare a tamburello tra il fumo delle ciminiere Fiat.

Quest'estate un'altra «proposta» del tamburello a Torino: una partita indoor, all'interno del Palazzo a Vela. L'iniziativa rientrava nel quadro delle manifestazioni «Sportuomo Torino 80». C'era addirittura la nazionale italiana contro una formazione francese: tante autorità, cittadine e federali. Per lanciare uno sport ci vuole ben altro. E così il tamburello rischia di restare un illustre sconosciuto nel panorama degli sport torinesi. Al massimo un passatempo da spiaggia. Non si può giocare al tamburello ovunque, questo è vero. Occorrono ampi spazi ed occorre anche che, nelle immediate vicinanze, non ci siano case d'abitazione. Il classico tam-tam del tamburello infatti non è il più gradito, soprattutto se intorno c'è gente che vuole riposare, dei malati, degli anziani. Ne sanno qualche cosa gli stessi responsabili dello sferisterio del Ruffini che si sono visti, in passato, contestare più volte la rumorosità di questo gioco da parte degli abitanti della zona. Ma a questo problema c'è un rimedio: il tamburello «afono». La Federazione lo scorso anno ne aveva presentato un modello, apposta per utilizzarlo in città e nei locali coperti. Non sarebbe il caso di metterlo in circolazione?

Davanti alla Fiat squadre monferrine. Sono due i «poli» del tambarello torinese: uno ufficiale, uno spontaneo. Si tratta dello sferisterio comunale, al Parco Ruffini, e del piazzale antistante la Fiat Mirafiori. Al Ruffini vanno gli ex-campioni del «tambass» piemontese, vecchi carichi di anni che a battere la palla si sentono ancora giovani. E ci vanno i pochi giovani che vogliono incominciare a giocare a questo sport, in alternativa al calcio o alla pallacanestro. Sul campo del Ruffini si allena pure la squadra torinese di serie D. Davanti alla Fiat si riuniscono invece, spontaneamente, i giocatori delle squadre monferrine che abitano a Torino, da Scarsella a Negro, da Riva a Bonanate. Attendono le ore serali, quando sol piazzale non ci sono più macchine: arrivano in tuta, fanno una corsetto e poi si sbracciano nel loro allenamento quasi quotidiano. «Qui siamo più tranquilli — commenta Scarzella — possiamo allenarci con maggiore serenità. Al Ruffini ci sono i principianti e gli anziani: bisogna fare attenzione a non tirare troppo sulla palla per non rischiare di fargli male. E' impossibile giocare». Gli stessi piazzali della Fiat Mirafiori hanno avuto, lo scorso anno, un momento di «ufficialità», quando hanno ospitato la fase finale dei Giochi della gioventù. Anche il Palazzo a Vela ha ospitato incontri di tamburello in occasione di giornate promozionali. Un gioco che entra in classe e fa la concorrenza al calcio.

«Il tamburello entra in classe a Torino»; un titolo a piena pagina, sull'ultimo numero del notiziario federale. E' successo alla scuola media «Casella» grazie alla professoressa di educazione fisica Susanna Ponzone. Il primo passo è stato quello di avanzare richiesta alla Federazione di un pacco di tamburelli in omaggio. Poi si è incominciato a tirare i primi colpi. «E cosi alla media "Casella" da febbraio si gioca a tamburello in bella alternativa al calcio — racconta la professoressa Panzone — dapprima si sono avvicinate le ragazze, escluse dal gioco nazionale, quindi i timidi, i pigri. Ma a maggio è successo un "miracolo": la febbre del tamburello ha contagiato tutti». Anche in cortile Nel cortile della media è stato organizzato un incontro dimostrativo tra le squadre di ragazzi di Cocconato e Montechiaro d'Asti.

Ha collaborato all'iniziativa Aristide Cassullo, giocatore della Mossano Casale e professore di educazione fisica egli stesso, laureatosi proprio con una tesi sul gioco del tamburello. Alla partita hanno assistito oltre 200 ragazzi, con un tifo veramente da stadio. Risultato dell'intero esperimento? «E presto per tirare le somme di tutto ciò — conclude la professoressa Ponzane — ma devo dire che da quel giorno il tamburello non ha più smesso di colpire le palline e finalmente ne abbiamo rotto qualcuno. Mi pare già qualcosa». E' molto, soprattutto considerato l'ambiente in cui questo tentativo è stato condotto. Soprattutto cioè se si considera il quadro globale del tamburello nella scuola. Il fatto stesso che la rivista ufficiale di questo sport gli dia così ampio risalto è significativo. Tanto più che in altra parte della rivista stessa, parlando dei «Giochi della Gioventù», si legge: «In genere i responsabili del settore in seno alle società, alle province ed alle regioni non hanno recepito il contatto, lo scopo ispiratore dei Giochi che è quello di considerarli uno strumento per portare lo sport, nel nostro caso il tamburello, tra i giovani in età scolare che non lo conoscono e non l'hanno mai praticato. In qualche provincia, dove per altro è praticato a livello di serie superiori, i Giochi sono stati liquidati in un'unica fase e tra formazioni di società, lasciando pertanto cadere il discorso della preparazione scolastica e delle fasi preparatorie. In altre parole i Giochi sono stati, in alcune zone, la copia dei campionati provinciali degli allievi e dei pulcini. Un'unica preoccupazione la classifica». E' un problema comune a quasi tutti gli sport: raramente i «Giochi della Gioventù» hanno scoperto talenti nuovi. Al massimo hanno rappresentato un'occasione in più per quei giovani che già praticavano qualche attività, militavano in gruppi sportivi. Buona proposta Al riguardo c'è la proposta, da parte di alcuni organi della Federtamburello, di ammettere ai Giochi, a cominciare dal prossimo anno, solo coloro che non sono mai stati tesserati. Una proposta che presenta non poche incognite ma che varrebbe la pena seguire- il caso della media torinese indica questa strada.



In questo articolo viene ben illustrato lo stato dell’arte della disciplina in cui un giovane Cassullo inizia ad operare su più fronti. Qui tralasciamo l’attività agonistica prima come giocatore ed in seguito come allenatore per soffermarsi su quella in ambito scolastico e su quella di formatore per creare in modo organico un centro di formazione di livello avanzato per favorire la nascita di nuovi tecnici e la conoscenza e la divulgazione della palla tamburello da parte dei professori di educazione fisica.

Quarant'anni d'insegnamento volati via come un soffio in cui tantissime generazioni si sono succedute e tra queste si trovano tantissimi figli di ex alunni.

Un’avventura nel mondo scolastico iniziata con Andrea Petroselli e chiusa idealmente con la figlia Annalisa del Monti vincente contro il Vercelli di Rebecca Lanzoni nelle finali dei recenti campionati studenteschi in cui ha finalmente portato al successo le allieve del Monti con Beatrice Caranzano e Melissa e Francesca Balliano. Lo stesso dicasi con Riccardo Dellavalle soltanto incrociato in quanto di qualche anno più grande ma ritrovando ora nelle finali del Palasanquirico il figlio Matthieu a chiudere il cerchio intergenerazionale.

Andrea Petroselli ricorda ancora oggi i tempi delle elementari con la scuola di Chiusano dove si praticava già tamburello arrivando a disputare  la finale nazionale di Gussago battuti solamente dall’Aldeno di Paolo Bisesti.

Arrivare fino all’atto finale non era facile prima c’era tutta la trafila delle qualificazioni. Ad esempio nel 1978 ancora con le elementari Andrea prima di arrivare in finale andarono con il 112 del professor Cassullo i quattro di Chiusano: Alberto Politto e Luciano ed Alberto Mussa per i regionali a Bosco Marengo.

A margine Andrea ricorda da provetto aiuto allenatore le trasferte in vespa come a Murisengo a supporto delle ragazze della zona tra cui Monica Del Fiume per citarne una dei tanti momenti spensierati all’insegna della pratica sportiva.

A seguire le trasferte a Roma per la grande manifestazione dei Giochi della gioventù nel piazzale Foro Italico.

Le varie scuole con i ragazzi delle varie discipline ci arrivavano in treno dopo aver viaggiato tutta la notte. Nella città eterna oltre all’immancabile visita al Vaticano con annessa l’udienza dal Santopadre indimenticabili tre/quattro giorni di aggregazione e di condivisione con vittorie e sconfitte con avversari ancora protagonisti oggi come Luca Baldini allora con il Bagnacavallo.

La carriera di insegnante di Cassullo inizia a Torino con supplenza varie durante il secondo anno di Isef per proseguire  nella scuola media  di Montechiaro con una supplenza annuale. La pratica e la disciplina  del tamburello in questo habitat naturale prese subito piede. Oltre ad Andrea l’allievo più illustre negli articoli seguenti ci sono nomi che hanno lasciato il segno come Stefania Mogliotti o gli ancora attuali protagonisti nel mondo dei bastioni come Piero Redoglia e Stefano Panzini. Insieme a nomi  noti come Luciano Mussa, Stafano Musso, Adriano Romanelli, Giuseppe Doglio, Daniele Ferrero, Simone Zuccaro fino ad arrivare ad Alessio Monzeglio e Alberto Botteon della scuola media di Cocconato, tanti compagni di viaggio che hanno intrapreso una parte di cammino insieme o preso altre strade come Dino Ponghetti affermato informatico.

La missione era quello di far conoscere il tamburello ad una platea più ampia possibile. “Abbiamo messo il tamburello in mano a tutti persino a Paolo Luzi ed Elena Volontà” afferma divertito il professore chiusanese.

Oltre a Montachiaro e la Val Rilate in quegli anni Cassullo ha insegnato anche a Montemagno  anche qui bei ricordi con tante iniziative in un’altra roccaforte del tambass



DOCUMENTI (La Stampa 05/10/1984)

Montechiaro: tamburello d'oro vinto ai «Giochi della gioventù» 

Bella affermazione dei ragazzi della scuola media Montechiaro: tamburello d'oro ai «Giochi della gioventù»

MONTECHIARO — La squadra di tamburello della locale scuola media si è aggiudicata mercoledì a Roma, la medaglia d'oro ai «Giochi della Gioventù». La formazione montechiarese, allenata da Aristide Cassullo di Chiusano e composta da Andrea Petroselli, Luciano Mussa, Dino Ponghetti, Daniele Barrera, Gaudenzio Vuocolo, Piero Redoglia, Stefano Panzini, Stefano e Giuseppe Lucia si è imposta con 8 punti in classifica ad avversari temibili, quali l'Associazione tamburelllstica Negrar di Verona, finita seconda, alla rappresentativa delle Marche (terza), alla Sicilia e ad una compagine della Germania occidentale, ammessa in via sperimentale al «Giochi». I ragazzi blancocelesti, non nuovi ad affermazioni a livello nazionale (tra l'altro avevano già conquistato l'argento all'ultima edizione dei «Giochi») hanno battuto, nell'incontro decisivo, la selezione veronese per 13 giochi a 10. I vincitori dell'ambito «oro» al Giochi della Gioventù, sono rientrati ieri sera, giovedì, in paese. Nei prossimi giorni sono annunciati festeggiamenti particolari, per celebrare degnamente la prestigiosa affermazione che conferma la validitàe bontà della «scuola tambassistica» astigiana.


Oggi la finale di tamburello scuole medie (La Stampa 24/04/1985)

ASTI — Le squadre delle scuole medie di Moncalvo e Montechiaro si affronterano oggi, ore 16, allo sferisterio del Lungotanaro per la finale della fase provinciale dei Giochi della Gioventù di tamburello. Delle due compagini il Montechiaro è senz'altro la più blasonata. La formazione allenata dal giocatore del Castelferro, Aristide Cassullo, si è infatti aggiudicata la finale nazionale dei Giochi nel 1984. Della formazione medaglia d'oro lo scorso anno sono rimasti il capitano Stefano Panizni, Claudenzio Vuocolo e Piero Redoglia: gli altri sono: Giovanni Accomasso, Massimo Fedrigo, Adriano Romanelli, Marco Tirone, Piero Musso. I moncalvesi schierano invece Bicocca, Avezzano, Cavagna, Rondi, Gian Marco e Gian Piero Bottino, Accatino. Le due formazioni hanno eliminato nelle semifinali disputate lunedì a Chiusano il Montemagno (battuto dal Moncalvo A 8-2; 8-0), ed 11 Moncalvo B (sconfitto dai montechiaresi 8-2; 8-0).


Un trionfo per Montechiaro. I ragazzi delle Medie hanno sbaragliato tutti nelle finali di tamburello per i Giochi della Gioventù svoltisi a Roma  (La Stampa 04/10/1987)

MONTECHIARO — Trionfale conclusione della finale nazionale dei Giochi della Gioventù, di tamburello, svoltisi a Roma, per la squadra della scuola media di Castell'Alfero (sezione staccata di Montechiaro) che ha conquistato la medaglia d'oro nella specialità. La formazione astigiana, allenata dagli insegnanti Isef Aristide e Susanna Cassullo, marito e moglie, e formata da Daniele Ferrero, Simone Zuccaro, Adriano Romanelli, Giuseppe Doglio, Stefano Musso, Juri Mariti, Paolo Rocco, Simone Cacherano e Sergio Tanino, ha sbaragliato il campo vincendo tutte e quattro le partite di finale. E'  la seconda volta che la scuola media montechiarese si aggiudica il massimo alloro nei «giochi»: la prima vittoria risale al 1984. In precedenza i montechiaresi avevano conquistato anche due «argenti», nel 1982 e 1983 nella stessa manifestazione. «I nostri ragazzi hanno risposto in maniera meravigliosa alle attese che erano state riposte in loro. Purtroppo in questa fase romana dei giochi non ha potuto scendere in campo Sergio Tanino, uno degli elementi di forza della squadra, bloccato dal medici dopo l'effettuazione di alcune analisi. Non si tratta comunque di nulla di grave. Le quattro vittorie consecutive dei montechiaresi nella finale del «giochi» sono state conquistate rispettivamente contro la selezione Italiana della Germania Ovest (6-0; 6-2 11 punteggio), Salerno (6-0; 6-2), Cotignola di Ravenna (6-2; 6-1) e Fumane di Verona (6-1; 5-6 e 40 dopo 1 «trampolini» supplementari). Oli astigiani si erano qualificati alla fase finale battendo il Calliano nel torneo provinciale e, successivamente dominando negli interregionali


E il Montechiaro vince ai «Giochi» La Stampa 29/05/1990

Il dirigente Panzini: «Adesso puntiamo all'oro di Roma»

MONTECHIARO. Nuova vittoriosa impresa dei giovani talenti biancoazzurri nella fase interregionale dei Giochi della gioventù di tamburello. Gli astigiani hanno conquistato l'accesso alla finale nazionale, superando le formazioni del Goito (Lombardia) e Pietra Ligure (Liguria) nel torneo che si è disputato a Gussago (Brescia). Alberto Botteon, Alessio Monzeglio, Massimo ed Emanuele Dal Fiume, Claudio Canazza, Marco Finessi, Elio Fresia e Claudio Gozzelino, allenati dal campione astigiano Aristide Cassullo, hanno sbaragliato il campo. I biancocelesti si sono dapprima imposti 6-0; 6-0 sul Pietra Ligure. Poi, nella sfida decisiva con il Goito si sono nuovamente ripetuti andando a vincere 6-3; 6-3. Particolarmente agguerrito il secondo set con una tenace resistenza da parte dei mantovani trascinati da un «figlio d'arte»: Andrea Marcazzan (il padre, Walter, più volte campione d'Italia è tuttora validamente sulla breccia». Ha spiegato Cassullo: «Siamo riusciti finora a fare sempre nostre tutte le partite grazie ad una eccellente preparazione fisica e ad una indubbia capacità di reazione dei nostri ragazzi». Soddisfatto anche Giovanni Panzini, dirigente accompagnatore: «Questo nuovo successo non fa che confermare la validità di una scuola tamburellistica giovanile che a Montechiaro (grazie anche alla collaborazione dei presidi della locale scuola media e di quella di Cocconato) ci ha consentito di raccogliere finora numerosi allori, tra cui anche la conquista in passato della medaglia d'oro nei Giochi», ha dichiarato. Prima di approdare all'«Interregionale» il Montechiaro aveva superato l'agguerrita concorrenza delle formazioni astigiane e piemontesi, in particolare di Montemagno, Monale, Portacomaro, Castell'Alfero, Cocconato e per ultimo il Basaluzzo. Conclude Panzini: «Adesso i nostri ragazzi avranno tempo a prepararsi prima della finale nazionale, che si disputerà probabilmente in settembre a Roma. Per quell'appuntamento dovremo cercare di essere al massimo della condizione. E poi il resto verràda solo».


DOCUMENTO  La Stampa 26/11/1993

Ore 10: lezione di tamburello

Iniziativa della Federazione per diffondere la conoscenza di questo sport nelle scuole di Asti.

I corsi hanno interessato finora le medie Jona, Da Vinci, Goltieri, Brofferio. Tra i docenti il bicampione d'Italia del Castelferro, Riccardo Dellavalle, Aristide Cassullo e Maela Curto. L'attività della polisportiva San Rocco

ASTI. Il gioco del tamburello entra nelle scuole medie astigiane. L'iniziativa è della Fipt e del Coni. Per ora i corsi hanno interessato le medie Jona, Da Vinci, Goltieri, Brofferio, e, poi, di seguito, a tutte le altre della città. «Incontriamo una classe alla volta ed in un'ora di lezione spieghiamo cos'è il tamburello e quali sono le regole fondamentali; poi, passiamo all'attività pratica insegnando ai ragazzi qualche gioco da fare con l'attrezzo. Alla scuola rimangono in dotazione venti tamburelli e altrettante palline da indoor, per continuare l'attività», ha spiegato il due volte campione italiano Riccardo Dellavalle, che con Aristide Cassullo e Maela Curto tiene questi corsi. Spiega Dellavalle: «E' un'iniziativa promozionale. In un'ora non si può fare molto, ma serve per presentare ai giovani uno sport a loro per lo più sconosciuto. Nonostante l'astigiano sia una delle roccaforti del tambass, la maggior parte dei ragazzi non lo conosce, anche perché mai nessuno si è impegnato ad insegnarlo ai giovani». Ha aggiunto: «Nei paesi è diverso; i ragazzi lo vedono giocare in piazza ed alcuni si appassionano. Per questo motivo la nostra iniziativa è partita dalle scuole medie della città, e, se tutto andrà bene, cercheremo di coinvolgere anche gli alunni del secondo ciclo delle elementari». Al termine dell'anno scolastico verrà organizzato un torneo tra tutte le classi delle scuole medie di Asti e provincia. «I ragazzi sono entusiasti dicono Germana Montanaro e Beppe Rizzo, i due insegnanti di educazione fisica della Brofferio - nelle prossime settimane continueremo, noi, le lezioni di tamburello». Dellavalle, Cassullo e Curto stanno distribuendo agli alunni delle medie un questionario da compilare ed un opuscolo illustrativo dell'attività svolta dalla polisportiva San Martino San Rocco, che ha avviato, nella palestra di corso Alba, un corso propedeutico di tamburello. Maestri d'eccezione sono i campioni d'Italia del Castelferro, guidati da Beppe Bonanate. Le lezioni si svolgono il lunedì dalle 17 alle 19; il costo complessivo è di 80 mila lire



Finita la fase di Montechiaro è arrivata quella di Cocconato, dando il massimo anche qui tanto tamburello con Fabio Bertolina tutt'oggi in attività e tanti altri ragazzi della scuola media cocconatese come i fratelli Maggiorino figli della segretaria, Elena Audenino, i fratelli Macchia del  Bar Roma figli d’arte in quanto i papà andavano a giocare da Conrotto con l’inizio della scuola di tamburello da parte di Sally Valle. Anche qui tanta promozione nelle scuole pure  in altri paesi grazie agli abbinamenti per il completamento come Montiglio, Montafia, Antignano, Castelnuovo don Bosco. Anche tanti progetti poi rimasti sulla carta come quello di fare un campo a Zolfo di Montafia oppure a Castelnuovo don Bosco grazie all’impulso di tanti appassionati come il bidello Gianfranco o il professor Felice Andriano figlio di Pietro veterinario già presidente della provincia di Asti e tamburellista praticante. Agli atti è rimasto un progetto di un campo di tamburello con pista per cavalli intorno, altra grande passione degli Andriano.



DOCUMENTO La Stampa 04/03/1995

TAMBURELLO  Una parata di campioni per il ritorno del Gallareto 

Oggi al via in paese il «memorial Dino Conte»

GALLARETO. Dopo molti anni di assenza dai campi di tamburello torna a gareggiare il Gallareto (frazione di Piovà Massaia), con una squadra che dal prossimo aprile parteciperà al campionato interprovinciale di serie D Fipt. Per festeggiare l'avvenimento la società del Gallareto ha organizzato un torneo, che si terrà a partire da oggi sullo sferisterio del paese; il campo è stato rimesso a nuovo da un gruppo di giovani per favorire la partecipazione al campionato della squadra locale. Il memorial «Dino Conte» è un ricco torneo di precampionato, che coinvolge quattro formazioni di cui fanno parte i migliori giocatori astigiani. Conte fu presidente della società del Gallareto, oltre che medico condotto in paese; fu lui a costruire venticinque anni fa il campo da tamburello. «Riprendendo l'attività agonistica e calcando il 'suo' campo - dicono gli organizzatori desideriamo ricordare le doti umane di Dino Conte, intitolandogli il torneo». Queste le formazioni delle quattro squadre partecipanti. «Caffè Roma Cocconato»: Aristide Cassullo, Enrico e Riccardo Dellavalle, Piero De Luca, Giorgio Cavagna; «Bar ristorante Gallareto»: Beppe Bonanate, Andrea Petroselli, Paolo Cardona, Enrico Berruti, Ezio Peretti; «Termoidraulica Sergio Borgo»: Guido Sampietro, Adriano Romanelli, Fabrizio Pero, Gianni Maccario, Dario Pastrone; «Bibite Magnone-Castelnuovo»: Stefano Panzini, Sergio Remondino, Piero Redoglia, Cesare Grassi, Fausto Vercelli. Oggi (14,30) la squadra di Sampietro affronterà quella di Panzini; domani saranno di fronte il quintetto di Cassullo ed i fratelli Dellavalle e la compagnie di Beppe Bonanate.



A Villanova tre anni memorabili in cui si praticò pure il tamburello alla Mezzaluna come frutto della bella collaborazione con il tecnico di atletica Riccardo Negro ed il professor Sergio Ferraris ad integrazione all’atletica leggera. Infine passaggio alle superiori  ad Asti 5-6 anni fa (2011) prima Istituto d’Arte con completamento Monti e poi ultima stagione al Monti  con vittoria finale contro il Vercelli.

Immutato lo spirito per la proposta della disciplina della tamburello facendolo conoscere e provarlo a tutti e dando impulso al gruppo sportivo di educazione fisica coinvolgendo i colleghi di educazione fisica.

A fianco dell’attività  di insegnante c’è sempre stata quello in collaborazione con la Federtamburello per la creazione e sviluppo del settore studi come pioniere per ideare la didattica del tamburello. Per preparare i giochi studenteschi grazie alla fattiva collaborazione con l’Ufficio di Educazione fisica de Provveditorato diretto prima dal prof. Piercarlo Molinaris ed in seguito dalla prof.ssa Lavinia Saracco il professor Cassullo veniva distaccato per un mese dall’insegnamento così da dedicarsi allo sviluppo di vari progetti tra i quali in pratica inventò la didattica del tamburello. Dai pioneristici corsi di Tirrenia nel 1983 con tra i discenti  Enrico Bacchiella e Leone Cungi in collaborazione settore studi per formare tecnici poi itinerante 88 Siracusa, 89 Arborea (Sardegna), Andalo (Trento) su impulso di Diego Valentini, Firenze, in Spagna nel 91 a Malaga a confrontarsi con il fronton, Garda, Tunisia, Austria, Francia, Germania con l'amico Dirk Ertel, Svizzera, Olanda a proporre il veicolo indoor, Noarna, Castellamare di Stabia. In pratica  un corso ogni anno seguito poi  dall’organizzazione dei tornei.

Conclusioni

La pratica del tamburello  nella realtà cittadina di Asti

Il tamburello indoor è sempre più giocato ed apprezzato nelle scuole, l’anello debole rimane il passaggio all’esterno. Trattandosi due situazioni differenziate occorre valorizzare il palloncino via di mezzo tecnica evoluta per la palla piccola e l’approccio scolastico in palestra ( a livello juniors consigliabile nei campionati studenteschi per unire la scuola al mondo sportivo)

Le superiori vivono un po’ di rendita grazie agli apporti di ragazzi dei paesi limitrofi per formare le squadre. L’insegnante deve essere attento a mettere a fianco di ragazzi già formati a quelli che si avvicinano senza creare squilibri  trovando il giusto compromesso.

I progetti per la diffusione del tamburello nelle scuole

In attesa di verificare i frutti del progetto scuola è rilevante rimarcare i risultati raggiunti  grazie al progetto regionale valorizzazione sport tradizionali finanziati dalla regione  dove sono riuscito a far corsi per tecnici insegnanti in tutte le province del Piemonte arrivando anche a fare delle fasi regionali molto belle es. ad Alba un progetto da sviluppare ancora.

Come già accennato con la soluzione del distacco ho avuto modo di stabilire contatti diretti e proficui con i provveditorati avvalendosi della collaborazione di tutti gli uffici di educazione fisica. In questo mese  intenso  di formazione ed atti all’organizzazione dei campionati studenteschi a margine son riuscito nello specifico a fare anche corsi d’intesa con la federazione.

Da docente, come si trasforma un ragazzo in un atleta?

 «Alcuni anni fa per conto della Federazione ho preso parte a Roma ad un incontro riservato a tecnici di sport di racchetta, in avvicinamento alle allora imminenti  Olimpiadi di Londra. Confronto utile che però mi ha fatto capire quanto il nostro sport sia indietro rispetto ad altri. Per automatizzare la ripetizione di un gesto tecnico docenti hanno indicato che ci vogliono circa 5-7  mila ore di lavoro per formare un bambino e farlo diventare atleta. Basta fare una semplice divisione di quanto tempo attualmente si allenano i tamburellisti e si scoprirà che, paradossalmente, occorrerebbe attendere fino a 50 anni per la piena maturità».

Guardando al passato, quale vittoria più importante?

 «Tra le pagine più belle da allenatore sicuramente quella vissuta a Roma, ai Giochi della gioventù quando vinsi schierando Andrea Petroselli. Ma ogni successo riesce a regalare un'emozione a prescindere dalla serie in cui lo si ottenga. Esso è tanto più importante quanto più è lo sforzo che si supera per raggiungerlo, l'avversario è una componente che ti spinge ad andare oltre».

Una speranza per il futuro

«Non spicco per originalità nel rispolverare quella che era una speranza di vent'anni fa. Riuscire a creare con la Federazione una scuola nazionale dove poter far crescere con sessioni di allenamento periodiche ma continuative i giovani più promettenti, affiancandoli ai campioni. Allo stesso modo formare o tecnici, consigliarli e aiutarli in un lavoro prezioso, non limitarsi ai pochi giorni utili al tesserino. Forse resterà per sempre un'utopia».

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