Quelle lacrime sul palco del campione imperturbabile

L'intenditore Abramo Spinella: "15 anni fa, il pluricampione Riccardo Aicardi, scrisse di Massimo Vacchetto: “ Come lui ne nasce uno ogni due secoli “! E detto da un grande giocatore come Aicardi è molto più di un molto più di un semplice complimento!

Massimo Vacchetto è sempre stato considerato un giocatore, anzi un campione, glaciale. Uno di quelli che al momento di un gioco o di un 15 decisivi non sbaglia il colpo. Una freddezza proverbiale per uno che ha vinto mille partite e conquistato l’ottavo scudetto, raggiungendo il mitico Augusto Manzo al secondo posto dei plurititolati di tutti i tempi, dietro soltanto al leader Felice Bertola (12 Tricolori). Roba da far accapponare la pelle a un tifoso qualsiasi, ma a cui sembrava immune l'ormai ex capitano del Cortemilia che il prossimo anno giocherà a Cuneo. Per questo hanno fatto più clamore di uno scudetto, l'emozione, anzi la commozione fino alle lacrime con cui Vacchetto, 32 anni, da 15 ai vertici della pallapugno, ha accolto la consegna del «Balun d'or» (il quarto personale, uno dei quali in passato in comproprietà del suo ex grande rivale Bruno Campagno) a Cerretto Langhe. Su quel palco, davanti al gotha di questo sport, con i vecchi campioni (da Massimo Berruti a Carlo Balocco a Stefano Dogliotti), sindaci, amministratori, giornalisti, familiari, amici, appassionati, a fargli corona, Massimo non è riuscito a restare imperturbabile come in campo. Si è lasciato andare a un momento protratto di abbandono, di umanissimo cedimento. Elegantissimo in un completo scuro, ha ricordato molto da vicino il Sinner vincitore a Wimbledon alla cerimonia di gala con i reali inglesi. Opportunamente il presidente federale della pallapugno, Enrico Costa, l’ha accostato al fuoriclasse del tennis azzurro e mondiale. Vacchetto come Sinner (è stato più volte sottolineato) sono dei simboli per i rispettivi sport. E il «Balùn d'or» e gli 8 scudetti non sono frutto solo del talento e dei doni che Madre Natura (i genitori Giorgio e Graziella) ha abbondantemente elargito a questo super talento piemontese. Vacchetto come Sinner abituato a gestire fisico, sfide, carriera con una devozione certosina al lavoro, all'allenamento, alla cura dell'alimentazione e ad ogni dettaglio. Solo così si diventa fenomeni. Una bella lezione vissuta in diretta anche dai tanti giovanissimi aspiranti Vacchetto premiati in questo paese culla del «Balun d'or». Ma c'è un altro tassello di umanità che va aggiunto al quadretto di grande effetto vissuto a Cerretto: la delicatezza con cui Massimo ha voluto con sé sul palco gli ormai ex compagni di squadra, a cominciare dal «rosso» Francesco Cicu Rivetti, a Cane, Marco Parussa, a una delle riserve e allo sponsor Mollea (Marchisio nocciole). A tutti ha riservato parole come diamanti di riconoscenza. Un capitano alla Pogacar (per restare ad un'altra star del ciclismo e dello sport mondiale) che saluta i suoi gregari, ma che gregari non saranno mai. Amici per sempre, al di là di ruoli e medaglie. La luce del fuoriclasse che abbaglia in una mattinata memorabile, come una delle sue cento e cento vittorie

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