I fratelli Vacchetto, i nostri Sinner e Alcaraz. E' il momento per la Federazione di far volare insieme al balon anche la fantasia
Vacchetto contro Vacchetto. Massimo (detto Max: 7 volte Tricolore, che insegue il mito Manzo a quota otto titoli) contro il fratello Paolo (detto Pol), campione d’Italia in carica. Come un anno fa: Cortemilia che stavolta prova a sfilare lo scudetto della pallapugno ad Alba.
Una finale peraltro prevista, fin dal primo giorno di campionato. Sei mesi di sfide , per riproporre un copione già visto. Perché i due fratelli, in questo momento, non hanno rivali.
Come Sinner e Alcaraz, ma con un legame familiare che non ha quasi uguali nel mondo dello sport attuale, se non con l’eccezione da brividi (nel senso di velocità) dei funamboli della moto Gp, Marc e Alex. E anche qui, nel paddock meno frenetico del balon, c è un fratello (Massimo) predestinato come il nove volte iridato Marc Marquez e un altro (Paolo), letteralmente esploso nelle due-tre annate albesi dopo una “navigazione a vista” che in precedenza lo aveva portato a vincere una Coppa Italia a Spigno e poi un’altra Coppa proprio ad Alba, prima dell’apoteosi scudetto.
Massimo come un Pogacar degli sferisteri, che da solo meriterebbe uno studio approfondito sulle doti psicofisiche innate e sulle capacita’ di allenarsi e gestirsi e che portano un atleta ad essere un fenomeno, protagonista assoluto per quasi 15 anni di fila, un tempo infinito in qualsiasi sport. E Paolo, che, da eterno piazzato, e’ diventato a sua volta un campione, con una crescita esponenziale che ha stupito e alla quale ha indubbiamente contribuito anche una società seria e organizzata come quella di Alba.
Con il corollario tutt’altro che scontato di un terzo fratello, il giovane Alessandro, che dopo un primo anno di rodaggio, ha mostrato a sua volta di avere ancora margini di miglioramento tutti da esplorare.
I Vacchetto (compresi il padre Giorgio, la madre Graziella, il nonno paterno primo super tifoso dei tre “terribili” nipotoni) stanno al balon come la leggendaria famiglia Mangiarotti, per fare un altro illustre esempio, stava (sta per sempre) alla scherma.
Ma dietro ai Vacchetto? Gli altri arrancano (non faremo l’elenco - sarebbe troppo lungo - dei mezzi delusi o dei delusi totali, o di quelli che …si accontentano…).
E qui, riavvolgendo il nastro, si torna a quei sei mesi indietro. Al pronostico di inizio campionato. Tutti “sapevano” che poteva finire così, come nel 2024. E che nelle semifinali potevano almeno entrare (come e’ avvenuto puntualmente) un certo Federico Raviola (coetaneo di Massimo e suo degno rivale fino allo scudetto di due anni fa riportato in Liguria, all’Imperiese) e lo stesso Parussa, non nuovo ai quartieri alti della classifica.
Ma allora (la domanda viene spontanea) perché giocare sei mesi con una formula a dir poco farraginosa e con sferisteri sempre meno affollati (usiamo un eufemismo) per arrivare al solito scontato copione di fine campionato? Partite “spezzatino “ (come nel calcio si va in campo quasi tutte le sere) spesso disputate in notturna, con climi primaverili inclementi o umidi preautunnali, sperando in incassi che spesso restano mere chimere.
A chi giova tutto ciò?
Non sarebbe il caso di osare di più cercando magari, invece che inseguire formule cervellotiche, di ridare (e’ solo un modestissimo esempio) dignità e anche valore e interesse ai tornei in piazze storiche del Balon di Piemonte e Liguria, dando più spazio ai campioni?
La gente vuole vedere più spesso i Sinner e gli Alcaraz del Balon: i Vacchetto e non solo i Vacchetto nelle sfide della bella estate contro i giovani che potrebbero un giorno scalzarli dal trono. Tornei che potrebbero “dare punteggio” alle posizioni finali per il campionato e per le classifiche “individuali” (proprio come i tornei nel tennis).
D’altro canto il campionato italiano di pallapugno, negli ultimi anni, e’ diventato sempre più un campionatone provinciale cuneese, con una “spolveratina” di Liguria (ben venga, in attesa che arrivi anche il campione) e l’unica astigiana, il Castagnole Lanze. Non e’ un po’ poco? Forse è’ venuto il momento, per la Federazione (pure impegnata in una meritoria azione promozionale per far crescere i talenti che verranno) di far volare, insieme al balon, anche un pochino la fantasia. Sperando che spuntino presto i nuovi Vacchetto: due, tre, tanti ragazzi come quelli nati e cresciuti in quella meravigliosa famiglia che da sabato pomeriggio ad Alba (e poi tra una settimana a Cortemilia) sarà ancora protagonista assoluta sul palcoscenico dello scudetto.