Campagno-Vacchetto e il lungo cammino tra i miti del balòn

Tavole (IM) il paese del campione silenzioso Franco Balestra

STASERA LA FINALE DI COPPA ITALIA A SANTO STEFANO BELBO

Prefazione di Aldo Scavino:  Nello sferisterio di S. Stefano Belbo, Bruno Campagno (Albeisa) e Massimo Vacchetto (Marchisio Nocciole) si sfidano stasera per la conquista della Coppa Italia di pallapugno, in una gara dagli alti contenuti tecnici e spettacolari. Secondo le statistiche di Mario Pasquale, «l’uomo dei numeri» del balon, finora sono state assegnate 35 Coppe Italia. Nell’albo d’oro dal 2000 in poi figurano Max Vacchetto (4 volte), record assoluto; Raviola (1), Campagno (2), Paolo Vacchetto (1), Corino (3), Danna (3), Giribaldi (1), Galliano (1), Sciorella (2), Molinari(1). Nell’elenco dei vincitori degli anni precedenti c’è due volte un altro Vacchetto, Giorgio, l’iniziatore della dinastia. Tre componenti la stessa famiglia vincitori di Coppa sono un caso unico nella storia del balon. La finale, sulla distanza degli 11 giochi, inizia alle 21.

Nel paese di Manzo che sfidava il ligure Balestra. Per una sera ancora, per una volta ancora: Bruno Campagno e Massimo Vacchetto (in rigido ordine alfabetico) riporteranno il balòn al bel tempo antico. Stasera alle 21, a Santo Stefano Belbo, i due grandi rivali moderni si contenderanno la Coppa Italia nella finale più attesa (e anche scontata) che ci potesse essere. Nello sferisterio intitolato ad Augusto Manzo, l’immenso, gigantesco totem pallonistico di questo paese tra Langa e Monferrato, tra Alba e Astigiano, molto è cambiato: ma restano le vigne cantate da Cesare Pavese a vegliare il campo dai «sorì» erti dove nasce il Moscato dei sogni. Prima che venga la vendemmia anche gli ultimi contadini di quel piccolo mondo di fate che fu il balòn di polvere torneranno per una sera a godersi un’altra “Rivalità» ancora: qualcuno era appena bimbo quando, da queste parti (Anni ’50), contro Manzo, si rivelò il talento di Franco Balestra, fenomeno ligure immortalato in uno struggente «murales» nella sua Tavole. Balestra scendeva su una vecchia corriera dai balzi e dai monti coronati di ulivi intorno a Dolcedo, nell’Imperiese, dove oggi tutto profuma di turismo, mare, vini, piatti. Ma pochi sanno ancora che cos’è il balon. Eppure Mans e Balestra, allora, erano come Coppi e Bartali. E il «Campionissimo» si faceva fotografare con loro e il tenore Beniamino Gigli al «Mermet» di Alba affollato fino ai tetti. Poi vennero Massimo Berruti e Felice Bertola e fu come se fosse tornata la luce abbagliante di quel «pallone» che faceva luccicare gli occhi: tu chiamale se vuoi emozioni. Partite sempre «al limite», portafogli riempiti o svuotati dalle scommesse che Berruti disdegnava e Bertola lusingava. Il balòn ha resistito anche al loro abbandono, proponendo altri attori di prima grandezza: Carlo Balocco, inimitabile stilista, fu il primo del «dopo». E venne Ricky Aicardi, anche lui ligure come Balestra. Il mancino di Testico ha oggi «solo» 63 anni, ma per giovani dei suoi paesi, lassù, intorno a Pieve di Teco, appartiene già all’albo dei ricordi. Liguria e Piemonte, Nebbioli e Sciac-Trà, viti e ulivi: epos e racconti. Stasera tocca a Campagno-Vacchetto, gli ultimi «grandi due» del balòn. Porteranno in dote sul campo l’eredità ricevuta dai loro «antenati». Li aspettano Mans e Felice (Bertola), Massimo (Berruti) e Carlo (Balocco): Ricky (Aicardi) e gli altri che hanno tracciato come tanti giganteschi Pollicino la magica scia di polvere degli sferisteri. E qualcuno già scommette (ancora): arriverà anche Balestra. Il viaggio da Tavole sembra non finire mai, tra mare e cielo, colline e rimpianti. E’ un Oceano di emozioni. Ma ora, Bruno e Massimo, la storia siete voi. Rimarrà per sempre tra le pagine chiare di quella eterna meraviglia chiamata balòn. Buon gioco e buon vento, eroi  di un tempo antico

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