“La pallapugno è pronta e ha voglia di ripartire. Non dipende solo da noi”

ENRICO COSTA Il rieletto presidente della Federazione è ottimista “Aspettiamo l’evolversi della situazione sanitaria, aperti a tutte le novità”
Monregalese, 51 anni, sposato, un figlio, avvocato, parlamentare, due volte ministro, un «cursus honorum» che ha ricalcato le orme del padre Raffaele più volte al Governo, Enrico Costa è stato rieletto presidente della Fipap, la Federazione della pallapugno, che guida da 15 anni e ai cui vertici rimarrà per il prossimo quadriennio olimpico.
Aveva dichiarato più volte che non si sarebbe ricandidato. Che cosa le ha fatto cambiare idea?
«Ho detto che avrei lasciato se ci fosse stato qualcuno che avesse voluto candidarsi alla Presidenza; non lo avrei sfidato. Non si è fatto avanti nessuno e molti mi hanno chiesto di rimanere. Ho accettato».
È stato eletto con una maggioranza «bulgara» (più del 99%). Che significato ha un tale plebiscito?
«Mi ha sorpreso e fatto molto piacere. Ho cercato di svolgere il ruolo con equilibrio e misura. Ciò evidentemente mi è stato riconosciuto».
Tanti voti vogliono dire anche tante aspettative. Come ricambierà la grande fiducia che le è stata dimostrata?
«Impegnandomi soprattutto nella ripartenza del balon; dobbiamo andare avanti, affrontando le novità e adeguandole dal punto di vista tecnico».
Nel Consiglio c'è stata qualche sorpresa e alcune bocciature eccellenti.
«Mi sono dispiaciute le esclusioni di due consiglieri uscenti: Fabrizio Cocino, vice presidente vicario, e Bruno Campagno portavoce dei giocatori. Erano stati esemplari per impegno e correttezza. Ovviamente esprimo un giudizio positivo su chi è stato confermato e su quei nuovi entrati che conosco per avervi già collaborato in passato».
Il 2020 è stato un anno senza pallapugno; solo la Superlega ha colmato parzialmente il vuoto. Che cosa succederà nel 2021? Si disputerà un campionato vero? Ci saranno di nuovo gli sferisteri pieni?
«Abbiamo già pianificato la disputa del campionato però non tutto dipende da noi, ma dall'evolversi della situazione sanitaria. Non sappiano se giocheremo a porte chiuse o se sarà ammesso il pubblico. L'altro obiettivo prioritario è la ripresa dell'attività giovanile. Non possiamo tenere i nostri ragazzi fermi per due anni».
Il presidente del Coni Giovanni Malagò vi ha invitati a Roma. Se lo aspettava? Che significato ha l'invito?
«È stato un bel gesto di vicinanza e affetto. Significa che anche gli sport minori hanno una dignità che va riconosciuta e rispettata. Andremo a Roma; la pallapugno entrerà nel salotto buono dello sport italiano».
Quale sogno vorrebbe realizzare nel suo quarto mandato?
«Dare una maggiore appetibilità mediatica alla pallapugno in modo da attirare pubblico e sponsor. Poi trovare sinergie con discipline affini, in modo che il nostro sport si possa praticare in strutture già esistenti ed utilizzate da altri, penso ad esempio al tennis. È un'iniziativa tutta da inventare».
In Federazione non ci sarà più il «pensionato» Romano Sirotto ex segretario generale. Ora con chi «litigherà» e discuterà fino all'esaurimento?
(Costa ride, ndr) «Abbiamo affrontato temi talvolta con approccio diverso, raggiungendo però sempre la sintesi. Ho apprezzato la sua profonda conoscenza del mondo del balon. Tanto per smentire le dicerie cercherò di non farmi mancare le accese discussioni; mi piacerebbe poter contare ancora su di lui in Federazione».
Francesco Dezani, storico segretario federale, era solito dire di aver assunto l'incarico quando c'erano quattro squadre e di averle portate a superare il centinaio. Lei con quali numeri vorrebbe essere ricordato?
«Quelli delle squadre giovanili. Numeri molto alti, ne vado orgoglioso. Poi mi piacerebbe si dicesse che ho lasciato un segno per l'equilibrio con cui ho affrontato situazioni veramente difficili.

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