Mario Scarzella e Fabrizio Bittner presidenti federali

Tiro con l'arco e pentathlon.
L'ex tamburellista Mario Scarzella al sesto mandato da presidente, col campione olimpico di tiro con l'arco Marco Galiazzo.
MARIO SCARZELLA Il dirigente astigiano è stato eletto per la sesta volta presidente della Federazione di tiro con l'arco "Il mio passato di giocatore sui campi di "tambass" è stato utilissimo e mi ha insegnato a vivere la vita dell'atleta"
Due presidenti di Federazione astigiani. Domenica in contemporanea si sono svolte le elezioni per la massima carica Fitarco e Federpentathlon nel quadriennio olimpico. Sono stati eletti Mario Scarzella, originario di Rocca d'Arazzo, e Fabrizio Bittner.
Un grande successo «politico» per una piccola provincia.
Tiro con l'arco
Scarzella è al sesto mandato. Fu eletto per la prima volta nel 2001. Il suo curriculum sportivo è da fare invidia . Classe 1946, ha praticato in gioventù calcio e atletica e per 10 anni ha giocato in serie A a tamburello seguendo le orme del padre. Imprenditore del settore edile ora in pensione, è sposato con Enrica Carmen Garetto che è allenatrice Fitarco e ha due figli, Ardingò e Fiammetta, entrambi arcieri.
Come dirigente sportivo è stato presidente del comitato regionale dal 1992 al 1996 e nel 1997 ha fondato la società Arcieri Juvenilia. Risale al 2001 la prima nomina alla presidenza della Fitarco.
Con Scarzella il tiro con l'arco azzurro è entrato nell'olimpo dei migliori al mondo. Nel 2004 è arrivata la prima medaglia d'oro ai Giochi Olimpici con Marco Galiazzo. Nel 2012 a Londra l'Italia è salita sul gradino più alto del podio con la squadra formata da Nespoli, Galiazzo e Frangilli.
«Il sostegno che mi avete dimostrato è impagabile e vi assicuro che sarà ricambiato - sono state le prime dichiarazioni di Scarzella dopo la nomina -. Ho sempre puntato sulla condivisione e lo farò ancora. Dobbiamo cominciare a lavorare subito per rafforzare la ripartenza e per riuscirci dobbiamo stare tutti insieme, uniti, dietro la linea di tiro».
Pentathlon
Non è la prima volta che Fabrizio Bittner assume l'incarico di presidente della Federazione. Fu già eletto nel 2016 ma poi un «golpe» interno provocò il commissariamento della Federpentathlon. Cinque anni dopo Bittner, che ha 55 anni, si è preso la personale rivincita con il 57,66% dei voti contro il 42,29% dell'altro candidato Attilio Parisi.
Il pentathlon piemontese è rappresentato anche in consiglio federale dove è stata eletta l'astigiana Nicole Campaner in rappresentanza degli atleti, mentre in rappresentanza degli Affiliati è entrato nel comitato Giancarlo Duranti del Pentathlon Torino.
«Voglio ringraziare chi mi hanno votato e chi no - ha detto Bittner - ; la nostra federazione deve essere inclusiva, aperta al dialogo con tutti e questo sarà il percorso che intendo intraprendere».
Ieri mattina a Roma si è svolta la prima riunione federale con il nuovo comitato eletto.
Bittner è stato il fondatore dello Junior Pentathlon Asti, di cui è attualmente allenatore della sezione nuoto.
 
"Porteremo a giugno al Lungotanaro i talenti della Coppa delle Regioni"
Mario Scarzella è stato eletto per la sesta volta presidente della Federazione italiana di tiro con l'arco. Un record di longevità dovuto alla passione per la disciplina che rappresenta e che ha regalato allori olimpici, ma più in generale per l'amore per lo sportche ha praticato in gioventù: ha giocato a calcio entrando anche nelle giovanili del Torino, ha poi praticato atletica e calcato per un decennio i campi di tamburello.
Scarzella, 74 anni, vive a Torino ma ha mantenuto le sue radici astigiane: appena può, fa una scappata nella casa di famiglia ad Azzano, come martedì di ritorno da Roma dopo le elezioni federali.
Come si fa a stare in sella per un periodo così lungo?
«Ho iniziato il primo mandato nel 2001. Bisogna essere convinti di quello che si fa, porsi degli obiettivi e lavorare insieme ai consiglieri. Quest'anno avrò un gruppo nuovo. Tenere alte le motivazioni non è semplice. Ho accettato questo incaricato per continuare a stare vicino ai ragazzi».
Cosa si è portato dietro del suo passato di giocatore di «tambass» e quanto le è servito poi come dirigente?
«E' stato utilissimo. Vivere la vita da atleta, fare esperienze sul campo e poi condividerle con gli atleti è il massimo. Non mi sono mai intromesso però nella conduzione tecnica anche se sono sempre stato molto vicino ai ragazzi».
Perché ha cominciato a interessarsi di tiro con l'arco?
«Su spinta della famiglia. Una sera a casa mio figlio mi ha chiesto di tirare con l'arco. Allora mi sono informato con la Federazione dove facevano i corsi e ho iscritto anche mia figlia. Poi sono diventato presidente regionale e da quando ho chiuso la mia impresa, ho dedicato tutto il mio tempo al tiro con l'arco».
Cosa le piace di questa disciplina?
Questo sport è difficile soprattutto dal punto di vista mentale. Essere sulla linea di tiro e giocarsi un mondiale o un'Olimpiade a 70 metri da un bersaglio da centrare di pochi millimetri dà un pathos incredibile. Per questo motivo con me ho sempre un medico che mi accompagna».
Segue il movimento astigiano?
«Assolutamente sì. Ricordo ancora Alberto Alciati, che era una grandissima promessa azzurra. Non ha poi proseguito perché il tiro con l'arco è uno sport davvero impegnativo. Tutto ruota intorno all'Astarco che è la società faro e possiede tecnici molto bravi. Seguo anche le nuove realtà come gli Arcieri della Quercia».
Asti ospiterà a fine giugno le finali della Coppa Italia rinviate di un anno a causa della pandemia. In cosa consiste questa competizione?
«E' la Coppa Italia delle Regioni che permette il controllo delle attività regionali. Non possono partecipare i nazionali ma gli arcieri emergenti. E' una gara particolare perché mette di fronte le squadre delle varie regioni. E' una delle manifestazioni più belle che si possano fare e avremo due «locations» bellissime al Lungotanaro. Lo scorso anno eravamo già andati a vedere gli impianti. Spero che alla cerimonia di apertura possa essere presente il presidente del Coni Malagò prima che parta per Tokio per i Giochi olimpici».
Il tiro con l'arco è una delle poche attività sportive che è riuscita ad andare avanti con gare e allenamenti. Che misure avete preso?
«Abbiamo studiato degli specifici protocolli di sicurezza con il Ministero, il Coni, il Centro di Medicina di Roma. Le nostre gare sono tutte valide per i campionati Italiani e servono a stilare il ranking. Abbiamo concordato questa tipologia di manifestazioni per permettere di proseguire anche gli allenamenti. E tutti gli arcieri italiani hanno seguito nel modo più assoluto le linee guida.

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