Vacchetto e Araldica. Così è finito un ciclo di grandi emozioni

Pallapugno: si chiude la stagione d'oro della società
C'erano una volta i Vacchetto (Massimo a Castagnole Lanze e Paolo a Spigno) e l'Araldica.Ormai - lo sanno tutti gli appassionati - i due fratelli più forti del balòn moderno non fanno e non faranno più parte della piccola galassia enologico-pallonistica creata dallo sponsor (Claudio Manera, titolare dell'azienda vinicola con sede a Castel Boglione). Paolo, finalista sconfitto nella Superlega da Campagno, ha già da un anno lasciato Spigno, dopo aver portato in dote la Coppa Italia 2019. E Massimo, dopo tre titoli a Castagnole sta per andare a Cortemilia.
Finisce dunque un ciclo storico, che in questo disgraziatissimo (anche sportivamente parlando) «annus horribilis» segnato dal covid, è quasi passato (ingiustamente) sotto silenzio. Sembrano ormai un lontano ricordo i momenti di festa e le celebrazioni al Ristorante Roma di Castagnole, covo dei (tantissimi) supporter della squadra del paese.
Eppure, nel momento del «congedo» del più forte e celebrato dei due fratelli, è giusto almeno rendere l'onore delle armi a sponsor (quello che ha fatto in questi anni la famiglia Manera per il balon non potrà mai essere dimenticato), società (il presidente Mario Sobrino e il suo staff hanno trasformato lo sferisterio «Gianuzzi» in uno stadio modernissimo e attrezzato anche come punto di ritrovo gourmet per gli appassionati) e, ovviamente, il 5 volte Tricolore, che resta con Campagno la «stella polare» di questo sport. Castagnole chiude un ciclo vincente che nell'Astigiano, a così alti livelli pallonistici, è stato superato solo da un altro indimenticato mito di questo sport: Massimo Berruti e Monastero Bormida, nei meravigliosi Anni '70 (5 scudetti). Augurando ogni bene futuro ai castagnolesi, chissà quando si potranno rivedere questi trionfi e questo afflato che Castagnole e l'Araldica avevano saputo magicamente creare intorno alo loro campione simbolo. Non entriamo, per una volta, nel merito dei motivi che hanno indotto i protagonisti di questa straordinaria rappresentazione a uscire di scena. Questo è, semplicemente, il momento del ricordo: quello che ha fatto Massimo Vacchetto a Castagnole resterà per sempre nella memoria di chi ama un gioco meraviglioso. Un fuoriclasse unico, Max, per talento, determinazione, stile, classe pura, visione strategica e anche abilità dialettica. Un campione che ha tutto ed è patrimonio di tutti: come lo è stato Manera, nel suo modo di essere sponsor discreto, elegante, mai fuori dalle righe, non «tifoso» nel senso becero del termine, ma sportivamente sempre pronto ad accettare il verdetto del campo.
E Mario Sobrino, presidente sanguigno e passionale, il regista che ha creato un gruppo ora al servizio della collettività. Senza dimenticare la saggezza avveduta in panchina di Gianni Rigo . E' stata una bellissima avventura, quella dei castagnolesi. E tutti coloro che hanno contribuito al successo dello spettacolo meritano solo applausi. Con un grazie, ora venato appena dalla nebbia autunnale della malinconia.

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