"I milioni di scatti sul mondo del balon? Solo per passione"

 
Candido Capra ritratto da Silvia Muratore
CANDIDO CAPRA Fotografo e "baffone" storico degli sferisteri Dall'inizio degli Anni 70 immortala i campioni e le giovani promesse
Con quei vistosi baffoni bianchi a manubrio Candido Capra è un personaggio notissimo negli sferisteri. Presente praticamente a tutti gli incontri con l'inseparabile Nikon, è uno dei più accreditati fotografi della pallapugno. Albese, 72 anni, tecnico della ditta Mondo fino alla pensione, ha iniziato l'attività fotografica negli Anni 70.
Quali sono stati i temi dei suoi primi lavori?
«Mi sono specializzato in ritratti. I panorami mi dicevano poco».
A quando risale invece la scoperta della pallapugno?
«Io sono di Barolo e la passione per il pallone è nata in modo naturale. Nella prima metà degli anni Ottanta ho anche fatto l'arbitro».
Quali sono i campioni più grandi che ha conosciuto?
«Manzo che però non ho fotografato, poi Bertola, Berruti, Balocco, Aicardi a tanti altri di quel periodo».
Che carattere avevano?
«Bertola era più loquace, Berruti chiuso, Balocco rideva sempre anche quando gli fischiavo, Aicardi solare, mi piaceva molto».
Quale era il loro rapporto con la macchina fotografica?
«Era diverso da oggi; si fotografava meno e loro non erano molto interessati».
Chi era il più fotogenico? E il più vanitoso?
«Balocco primo in entrambe le classifiche».
Fra Bertola e Berruti da che parte stava?
«Berruti è un amico con cui parlo volentieri, ma all'epoca ero un bertoliano convinto».
Lei ha rapporti molto intensi soprattutto con i campioni dell'ultima generazione che conosce bene. Li definisca sinteticamente.
«Max Vacchetto: aperto e cordiale; Campagno: riservato e restio a parlare; Raviola: solare, aperto, sorridente; Paolo Vacchetto: più chiuso rispetto al fratello; Gatto: simpaticissimo, parla volentieri; Parussa: riservato; Gatti: non esprimo giudizi perchè l'ho visto crescere e l'ho seguito dall'inizio; Torino: anche lui cauto nell'uso delle parole; Dutto: lo conosco poco; Battaglino: giovane simpatico che parla volentieri».
Ha mai ricevuto critiche per i suoi scatti? Qualcuno si è sentito poco valorizzato dalle immagini?
«Mai. Solo una volta una mamma ha protestato perchè non avevo valorizzato a sufficienza il suo figlioletto che giocava nella giovanili».
Che rapporto ha con i giocatori?
«Ottimo con tutti. So che apprezzano il mio lavoro e che vanno a prendersi le foto non appena le pubblico su Facebook».
Come lavora in clima di Covid-19?
«Molto male soprattutto perchè devo rimanere a notevole distanza e certi scatti ne risentono. Poi non voglio fotografare le tribune deserte perchè creano malinconia».
Oltre alla pallapugno che cosa altro fotografa?
«Matrimoni e ritratti, soprattutto bambini e vecchi».
Lei è conosciutissimo per i suoi baffoni. Come li cura?
«E' un segreto, ma non dedico loro più di 5 minuti. Li porto da 44 anni».
Vista la quantità di scatti ad ogni partita, i suoi guadagni devono essere ingenti.
«Ho scattato milioni di foto da cui non ho ricavato un centesimo. E' un hobby, mi diverte farlo e spero di dare il mio contributo alla pallapugno creando un archivio di immagini a disposizione di tutti».

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