L’ADDIO DEL MITO PORTACOMARESE SILVERIO
E’ mancato dei giorni scorsi il portacomarese Silverio Rosso, ultimo mito di un mondo che non c'è più con protagoniste le piazze e i bastioni, poi seguiti dai primi campi liberi del tamburello anni ’50 e ’60 in Monferrato. ll grande giornalista ed amico Carlo Cerrato presidente dello scudetto del 2011 sotto la magistrale guida di Franco Capusso ricorda la sua passione infinita accompagnata da tecnica, stile più l’inconfondibile dialettica. Allora il gioco era non solo praticato ma vissuto e discusso andando volentieri controcorrente. Anche nel lavoro fu testimone di un mondo scomparso: era panettiere, ma soprattutto preparatore di salumi di quelli "come facevano i vecchi in cascina". Un connubio tamburello e salame cotto, come quello che si trovava nel commestibile dei genitori della Vignassa. Era del 1928 ed a salutarlo con la moglie Emma e la figlia Anna gli amici di mille battaglie. Nella foto dell’archivio di Francesco Durando eccolo con gli inconfondibili pantaloni lunghi rigorosamente bianchi, la posa plastica al ricaccio di “sottomano" e l'eterna espressione apparentemente contrariata.
Il ricordo di Paolo Quilico: l’ho conosciuto nel 1967, non mancava mai ad un allenamento della squadra di Portacomaro: passione, grinta e signorilità erano il suo biglietto da visita.
Commosso pure Aldo “Cerot” Marello nel rivedere con lui uno dei tanti fenomeni che hanno impreziosito il tamburello quando era ancora il gioco principe delle feste paesane in simbiosi con una vita vissuta in armonia con la campagna.