Bertinetti, Innocenti e lo sferisterio dietro al carcere: quando la Vercelli dei pionieri era capitale del pallone elastico

Il Tribunale: qui accanto fino agli anni '40 si trovava lo sferisterio poi abbattuto.

Il passatempo dei campioni dei sette scudetti. Quando la Vercelli dei pionieri era capitale del pallone elastico

Per i figli del Terzo millennio il pallone elastico (o tambass) è quasi come un libro chiuso o, nella migliore delle ipotesi, uno dei racconti che i nonni erano soliti narrare ai nipotini a mo' di epici duelli o disfide medievali. «Balun a pugn» lo chiamavano e si giocava in uno sferisterio, nome che sembrava evocare luoghi misteriosi nei quali studiare stelle e altri corpi celesti. Almeno nelle nostre latitudini il pallone elastico, insomma, è sparito. Certo dal vicino Monferrato giungono ancora echi di campioni, eppure tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Ventesimo secolo anche a Vercelli l'antesignano del tambass veniva praticato. E, a farlo, erano sportivi conosciuti. Già, perché molti di loro facevano parte della Pro Vercelli calcio. In realtà la gloriosa società vercellese, nata nel 1892 come sezione ginnastica, proprio per la sua vocazione a «Unione Sportiva», era aperta a tutte le discipline. E gli stessi pionieri del football erano tanto più preparati atleticamente perché avvezzi ad allenamenti multidisciplinari: dalla scherma alla ginnastica fino al podismo (Giuseppe Milano fu anche un valido mezzofondista) e, appunto al pallone elastico. Insomma la «specializzazione» o l'esclusiva in un solo sport non era così accentuata. E così non erano pochi i calciatori della Pro che, dismesse le scarpette da calcio, con le quali avevano immancabilmente stracciato gli avversari di turno, si dedicassero poi al «balon». All'epoca a Vercelli, una delle capitali dello sport a livello italiano (non a caso nel 1913 la città del riso e dei cinque scudetti ospitò l'esposizione internazionale dello sport) esisteva uno sferisterio, situato a ridosso del Beato Amedeo, ora tribunale ma all'epoca carcere. Anzi proprio il muro delle prigione veniva sfruttato per la dinamica del gioco. 
La struttura, tra l'altro, si affacciava sul carcere femminile e per non disturbare le detenute vennero presi idonei accorgimenti. Uno dei pionieri del pallone elastico a Vercelli fu Marcello Bertinetti, un atleta a 360 gradi capace di eccellere in ogni disciplina (oltre agli scudetti con la Pro il generale conquisterà anche la prima medaglia vercellese alle Olimpiadi nella scherma e con Candido Sassone il titolo italiano di seconda categoria di tamburello). 
Diversi compagni lo seguirono in questo sport: tra questi il portiere Giovanni Innocenti che mise a frutto, nel calcio, le sue capacità di lanciarsi, tuffarsi e respingere di pugno, affinate nella «palla con bracciale». Memorabile una sfida, nel 1914 con il vice campione d'Italia, il cuneese Domenico Gay. 
Anche «Viri» Rosetta ormai già juventino, negli anni Trenta, veniva schierato, compatibilmente con gli impegni in bianconero, in agguerrite quadriglie vercellesi. Lo sferisterio in città venne demolito negli anni Quaranta inghiottendo la storia di uno dei tanti sport che hanno permesso a Vercelli e ai suoi atleti di salire all'onore delle cronache nazionali.

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