Massimo Berruti, l’altro ex re degli sferisteri: quando l’arte aiuta a superare la noia dell’isolamento in casa

Una foto storica di Massimo Berruti (6 scudetti vinti)

Il «muro domiciliare», conseguenza del coronavirus, non è particolarmente fastidioso per Massimo Berruti. Nella sua splendida abitazione di Canelli ha sede anche «Azzurro Cielo» il suo atelier di pittura; nella casa-bottega ha quindi la possibilità di occupare il tempo, coltivando la sua passione artistica. Il 6 volte campione d'Italia di pallapugno è il protagonista di un libro sulla sua carriera sportiva e sull'esperienza pittorica presentato da poco al Castello di Grinzane Cavour. Adesso Luciano Bertello, che ha curato la pubblicazione, ne sta preparando un'altra su Felice Bertola suo grande rivale in tante battaglie negli sferisteri.

Bertola (scherzando) ha detto che era ora che pubblicassero anche qualcosa su di lui, non sempre solo Berruti. Come intitolerebbe un libro sul suo rivale? «Quell'antipatico di Felice Bertola», scherza a sua volta Massimo; poi, tornato serio, suggerisce un più accettabile «Il mio alter ego» a sottolineare una rivalità sportiva, ma anche qualcosa di più.

Le è piaciuto il libro che hanno dedicato a lei? «Tantissimo: un ottimo lavoro che Bertello ha curato con grande attenzione. Per la prima volta devo dire che è stato preso molto sul serio il discorso artistico. Finora la mia pittura era considerata secondaria: io ero prima di tutto un giocatore, poi, secondariamente, un artista. Il libro attuale ribalta il concetto: ha rotto il ghiaccio e le mie opere vengono valutate in modo diverso. Mi sono piaciuti soprattutto gli interventi di Marco Drago e Giovanni Tesio».

Ci sono altri atleti della pallapugno che meriterebbero l'onore di qualche pubblicazione specifica? «Certamente sì. Io con la mia associazione sto curando la produzione di video su alcuni giocatori come Dotta, Dogliotti, Molinari, prossimamente Danna e Bellanti, una generazione di campioni che sono stati un po' oscurati dal dualismo Berruti-Bertola («in ordine alfabetico», ride).

Come vive questo periodo particolare?«Esco una volta a settimana con mia moglie per fare la spesa. Poi lavoro in studio».

L'arte l'aiuta a superare la noia e le difficoltà della reclusione? «Certamente; è un aiuto formidabile perché sono impegnatissimo. Dipingo molto, anche lavori di grandi dimensioni che mi impegnano totalmente. Obiettivamente lavoro più di prima».

Il balon è ancora nei suoi pensieri? «Sì e ci sarà sempre, anche se è in secondo piano: ora al primo posto c'è la pittura.

Lo sport italiano si sta progressivamente chiudendo la stagione. Che cosa accadrà alla pallapugno? «Se la situazione migliora potrà partire. Il nostro sport ha il vantaggio di giocarsi d'estate quindi c'è ancora spazio per un campionato regolare, magari con qualche aggiustamento di formula».

Che cosa devono fare i giocatori in questa fase? «Lavorare senza però forzare per non essere superallenati quando non si gioca ancora. Io consiglio molto il salto con la corda. Per il pugno, colpire una palla un po' più grande del normale in gommapiuma da lanciare contro un muro tantissime volte per affinare la coordinazione dei movimenti».

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