Allo Sferisterio Marenco nel 1946 Ovada e Mantova se la giocano…

Allo Sferisterio Marenco nel 1946 Ovada e Mantova se la giocano…

In gara atleti entrati nella storia del tamburello (in foto Mara ad Ovada)

A metà settembre 1946 in contemporanea con le feste vendemmiali, che ebbero il riconoscimento della copertina della Domenica del Corriere in una tavola illustrata da Walter Molino, allo sferisterio di via lung’Orba si disputarono due partite di tamburello rimaste nella memoria delle generazioni di quegli anni. In campo le formazioni dell’Ovada e del Mantova: le migliori del momento.

La partita d’apertura si disputò domenica 15 settembre e se l’aggiudicò l’Ovada, la seconda il Mantova dove al debutto troviamo un promettente Marino Marzocchi, classe 1925, di Castel Goffredo, ovvero Mara, poi vincitore di sei scudetti e definito il Pelè del tamburello. Altri protagonisti indimenticabili si susseguono nella cronaca del tempo:

“Una folta cornice di pubblico ha presenziato domenica scorsa all’incontro tra le squadre di Ovada (Tasca, Caneva, Merlano, Mazzarello) e di Mantova (Toffoli, Rossi, Mara, Zumini) dopo aver sollecitato con salve di fischi l’inizio della partita che avvenne, per… merito di Tasca, con 22 minuti di ritardo.

Ha vinto Ovada, meritatamente, Caneva, Tasca e compagni si sono imposti nei primi trampolini accumulando un certo vantaggio, si sono difesi a denti stretti dal contrattacco dei mantovani che si portarono per poco tempo in vantaggio di due o tre giuochi, ripresero infine l’offensiva ed in un crescendo magnifico di forza e di abilità tagliarono il traguardo dei 19 inchiodando i Mantovani a quota 13.

Il decimo trampolino (penultimo) è stato la scena madre dell’incontro: gli Ovadesi in netta ripresa di forza e di combattività si sono imposti nettamente sui Mantovani portando i giuochi a proprio vantaggio da 14 - 13 a 17 - 13, per raggiungere i 19 nel trampolino successivo.

Buona prova hanno dato i mantovani Rossi, costante fino all’ultimo nella battuta che si aggirò sui 110 metri ed inesauribile nei rimandi che lo videro più d’una volta inchiodato allo sgabuzzino dei punti in strenua lotta con gli allunghi di Tasca o di Mazzarello, è stato, a nostro giudizio, il migliore degli otto atleti in campo; Toffoli ha disputato una buona partita, quantunque molte volte la sua ribattuta ancora potente offrisse palle troppo comode agli avversari; Mara si è battuto con ardore, ma ha ceduto visibilmente nell’ultima fase dell’incontro; Zumini non ha brillato nel ruolo di terzino, che non è il suo.

Degli ovadesi Tasca è stato il più forte ed il più costante confermando l’ottima forma dimostrata in tutta la stagione; Caneva dopo un’inizio non troppo convincente si è gradatamente ripreso ed ha avuto un finale da autentico campione; Merlano è stato inferiore a Rossi nella battuta, ma ha giuocato una buona partita, profondendo tutte le sue energie e possibilità; Mazzarello infine, pronto, astuto, inesorabile al momento buono, si è guadagnato gran parte del merito per la vittoria dell’Ovada - 19 a 13.”

Di Mara riportiamo il profilo sportivo scritto dal giornalista Renzo Dall’Ara e pubblicato alla scomparsa del campione avvenuta nel 2005.

“Lo notò Remo Toffoli di Malavicina, allora ai vertici della carriera, cosi potè entrare nel giro degli altri campioni mantovani, da Angelo Orlandi a Gino Rossi, da Enzo Carpani a Giuseppe Contesini. Si giocava nei paesi ma anche nelle città che avevano gli sferisteri: Diana e via Palermo a Milano, Lido d'Albaro a Genova, Fuorigrotta a Napoli, via Irnerio a Bologna, Alhambra a Firenze, al Marenco di Ovada. I totalizzatori facevano girare soldi ed appassionavano soprattutto le sfide tra coppie o addirittura di un solo (era però Mara) contro 3 (Renzi-Righetti-Cordioli, campioni veronesi). E vinceva Mara! Nel 1950, 1º scudetto col Castel Goffredo (Mara-Rossi-Brena-Berti), replicato nel 1951 (Toffoli al posto di Brena). Poi, in giro per l'Italia, sempre richiestissimo: Napoli nel '52 (e giocava anche a calcio, ala destra nella Scafatese, 4ª Serie); Bologna nel '53; Etruria Prato nel '54 (scudetto). Ritorno a casa nel '55 ma all'Ennio Guerra di Castellaro che nel '56 portava al titolo tricolore con Rossi-Orlandi-Andreoli-Bompieri, rimanendo fino al '58. Ancora uno scudetto nel '59 con la Carpani Goito (Mara-Adami-Zumini-Casali-Martelli), e il passaggio alla Fiat Torino: ancora campione d'Italia con Cagna-Bovi-Riva-Calosso, formazione poi vice-campione dal '61 al '63. Mara rimaneva negli sferisteri fino al 1975, a 50 anni, presente nella Fiat Torino, poi in Monferrato nel Codana e nel Basaluzzo. I giornalisti non sprecano aggettivi o simbologie per il tamburello: Mara era invece «campionissimo», «furetto», faceva la differenza in una stagione di grandi giocatori.”

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