Berruti e Bertola ora lanciano la sfida sul futuro del balòn

Con loro giovani talenti e il Tricolore Max Vacchetto

E’ stata una intensa serata di emozioni, ricordi, aneddoti, che ha riempito la sala di Banca d’Alba (è anche sponsor del campionato di balon). Nata da un’idea del giornalista e fotografo Bruno Murialdo, l’evento, con dedica ai mitici Massimo Berruti e Felice Bertola, è trasmutato in un lungo, affettuoso, infinito messaggio d’amore per questo sport. E non poteva mancare un richiamo al ruolo del Mermet, lo sferisterio «Maracanà» della pallapugno. Tutto insieme, tutto in una sera, con tanti giovani talenti emergenti o già affermati come Federico Raviola , con il campione d’Italia già 5 volte scudettato Massimo Vacchetto. E altri assi del passato, come l’ormai pelatissimo Roberto Corino, che ha inscritto per 4 volte il suo nome nell’albo d’oro degli scudetti e sta per tornare in campo come spalla o Carlo Balocco, esteta della battuta.Tanti ricordi e aneddoti, stimolati dall’afflato di Fabio Gallina, che è la voce narrante del balòn di oggi, uno che conosce a menadito questo sport e i suoi personaggi e sa farli parlare con l’arte (rara) della simpatia e dell’ironia talora graffiante. Alba capitale di questo sport e Alba teatro di infiniti duelli tra i due meravigliosi rivali di un tempo che non c’è più. Bellissimo anche il docuvideo sui due grandi a San Banedetto Belbo, con la voce narrante di Paolo Tibaldi (Beppe Fenoglio) e i commenti dello stesso Gallina. Ma a tirar fuori l’anima dei due avversari (ora amici per sempre) è stata una domanda di Carlo Passone, che per primo raccontò in televisione i duelli dei miti: «Vorrei sapere che cosa pensavate uno dell’altro quando vi affrontavate?» Berruti ha subito preso il pallone al balzo: «Felice era più forte di me nella capacità di variare il gioco e allora io dovevo cercare di batterlo con la profondità dei miei colpi». E Felice di rimando: «Lui era insuperabile nel palleggio e quando batteva faceva arrivare palloni altissimi difficili da ricacciare. Ma, soprattutto, non mollava mai». Fair play e capacità di riconoscere i meriti dell’avversario. «In realtà all’inizio ci scambiavamo gli apprezzamenti anche in campo, poi qualcuno ha cominciato a dire che ci mettevamo d’accordo e allora abbiamo smesso» ha ricordato Massimo. E un auspicio sul pallone «di oggi»: «Ci sono segnali - hanno detto Berruti&Bertola - per un ritorno a sfide più tattiche, a un gioco in cui la squadra torna a essere decisiva. Merito di campioni come Vacchetto, Campagno, Raviola. Ma bisogna far crescere spalle e terzini». Gli auguri di due miti al balòn di domani. «Un gioco per l’eternità». Come il loro duello infinito.

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