Monzeglio: "Ha vinto ovunque, anche nel balòn. Il più completo della sua generazione"

  

Alessio Monzeglio, il re dei due mondi

Chissà se «postando» ieri su Facebook il suo addio al tamburello, Alessio Monzeglio, 43 anni, da Vignale, avrà pensato di essere stato a suo modo anche un po' un John Surtees dei motori, cioè quello che fu l'unico campione del mondo nelle moto e nella Formula 1. Non ricordiamo se Monzeglio sia stato anche «iridato» di tamburello (un titolo che lascia un po' il tempo che trova, data la scarsa consistenza internazionale del movimento) ma di certo il contadino vignalese ha segnato a suo modo un'epoca negli sferisteri: tre volte campione italiano open e quattro titoli a muro. A cui va aggiunto il Tricolore nella pallapugno, anno di grazia 2017 («spalla» nell'Araldica Castagnole Lanze di quel fenomeno di Massimo Vacchetto), lo stesso in cui conquistò anche titolo a muro, Coppa Italia e Supercoppa di tambass. Una stagione meritatamente trionfale, se pur segnata dalla squalifica degli avversari del Grazzano per il «pasticciaccio» dei punteggi. Monzeglio, che è stato l'ultimo dei talenti del «muro» diventati grandi anche a «libero» (dove una volta si diceva venissero affinate le doti innate, un po' come accade per un vino d'autore in barrique) e che ha esplorato come pochissimi nella storia l'altra «metà del cielo sferistico» (il balòn appunto),per tanti motivi si è reso conto di non poter più essere competitivo ai massimi livelli. 
Quel suo invito esplicito, per la sfida dell'addio, anche ad un «certo Fracchia» rappresenta una sorta di paradigma nella parabola sportiva del suo essere campione. Monzeglio era tornato a muro per affermare la sua supremazia e sin da subito si è posto come naturale «alter ego» al formidabile competitor grazzanese. 
Un duello cominciato con un memorabile «testa a testa» nello stesso sferisterio della finalissima di domenica dominato dal vignalese. Monzeglio, sapeva che conquistando gli scudetti del muro avrebbe anche ribadito questa sua leadership assoluta. Così, di fatto, non è stato. Fracchia ha vinto di più sotto i bastioni: ma ciò non toglie che nessuno possa offuscare il talento, la potenza e la bellezza delle giocate di Monzeglio, che è stato sicuramente più «completo» del rivale, avendo giocato (e trionfato) anche nel libero. Pure nel balòn non è stato solo una comparsa: ha dato un contributo determinante alla costruzione di uno scudetto soffertissimo per Vacchetto contro Campagno. Poteva e potrebbe essere un ambasciatore ideale dei due «mondi». Monzeglio, nessuno come lui, nel tamburello e negli sferisteri di oggi. 

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