Lui è Paolo Vacchetto, 23 anni, da Monteu Roero, indiscusso «asso» della serie A di pallapugno e capitano dell'Araldica Pro Spigno. Lei si chiama Diana Laura Nunez, 25 anni quest'anno, messicana e campionessa mondiale di «frontenis» e «fronton», discipline internazionali appartenenti agli sport sferistici. Seppur separati dall'Oceano Atlantico, i due giovani continuano a coltivare da due anni la loro storia d'amore, tra viaggi e gli immancabili social network, che sono un importante strumento di contatto durante la lontananza forzata.
Sono stati il loro talento e la comune passione per lo sport a farli incontrare. Un «colpo di fulmine» scoccato nel novembre del 2017 in occasione dei mondiali degli sport sferistici, ospitati in Colombia, con oltre venti squadre partecipanti, e in cui Paolo e Diana gareggiavano con le maglie delle rispettive Nazionali.
Da allora si sono sempre tenuti in contatti e frequentati il più possibile, lavoro e studio di entrambi permettendo.
All'università
«Io sono all'ultimo anno d'informatica all'università di Torino e sto per laurearmi – spiega Vacchetto junior - . Diana è il mio "talismano" portafortuna: tutte le volte che viene a trovarmi in Italia, infatti, non perdo mai una partita di pallapugno».
«La mia carriera»
L'atleta messicana vive a Saltillo, nel Nord del grande Paese centroamericano, frequenta un corso universitario in comunicazione organizzativa e pubbliche relazioni.
«Nel frattempo lavoro come manager in un'azienda e a volte come modella – spiega Diana – . Nel 2015 ho vinto il titolo mondiale nel frontenis, mentre nel 2017 ho conquistato l'argento assoluto nel fronton. Ora ho interrotto la mia carriera sportiva, perché voglio concentrarmi maggiormente sulla mia carriera professionale. Ad agosto andrò a vivere in Italia: sono stata accettata nell'università di Torino fino al mese di febbraio».
Sfide fra amici
Ma quando viene a trovare Paolo, non può mancare una sfida tra amici a pallapugno: «È uno sport interessante, fuori dal comune: mi piace molto. In Messico non esiste una disciplina del genere. Amo l'Italia e il Piemonte, una regione ricca di cultura e di ottimi vini».
Quando Paolo si reca invece in America, rimane colpito dalla vastità dei luoghi e dal diverso modo di vivere lo sport.
«Grande ospitalità»
«L'ospitalità dei messicani è incredibile. È un Paese enorme, caratterizzato da un bel mix di tradizione e modernità – spiega l'atleta cuneese -. Lo sport è molto ben organizzato a livello universitario e il "one-wall", o fronton com'è chiamato in Messico, è una disciplina molto sentita. Si può giocare uno contro uno o a squadre, un'unica palla e unico muro: anch'io pratico questo sport».
«I consigli preziosi»
Paolo prosegue: «Diana qualche consiglio, in verità, me l'ha dato e forse non è un caso che negli ultimi open internazionali, sia a Londra che a Palermo, ho rappresento l'Italia in coppia con mio fratello più grande Massimo (il quattro volte campione italiano di pallapugno – ndr): insieme siamo sempre riusciti ad arrivare alla fase delle semifinali». —