Addio a Fassio, l’inventore del tamburello moderno

Era stato il patron del “super Callianetto”. Aveva 50 anni.

Stasera alle 19 il rosario, domani alle 15 il funerale sempre nella chiesa di Callianetto

Alberto Fassio ha raggiunto quella stella che aveva regalato al Callianetto ed al tamburello astigiano. L’uomo, 50 anni, si è spento all’improvviso giovedì lasciando nel lutto il mondo sportivo e imprenditoriale astigiano. Morte probabilmente causata da un arresto cardiaco che ha colpito Fassio al rientro a casa, nel cortile della villa in frazione Serra Perno. Inutili i soccorsi della compagna Marella. 

La carriera
Da Callianetto aveva mosso i primi passi della carriera da immobiliarista e Callianetto aveva portato alla ribalta del mondo del tamburello seguendo le orme del padre Beppe. Era stato quest’ultimo a fondare nel 1967 la società realizzando il campo «Prospero Dezzani» diventato, sotto la guida del figlio, uno tra gli impianti più moderni d’Italia ed eletto a suon di trionfi capitale della disciplina con un’avventura agonistica unica.

I ricordi degli amici
«Un vulcano nel mondo dello sport come nel lavoro - lo definisce così Manuel Beltrami, campione a Callianetto e tuttora collaboratore di Alberto - il tamburello ci aveva fatto incontrare. Fu subito feeling e nacque una grande amicizia. Lo consideravo un fratello maggiore. Era una sorta di artista in tutto quello che faceva. Capace di creare la squadra più forte di sempre andando a scegliere i giocatori in tutt’Italia. Una storia che resterà negli annali». «Il mondo del tamburello piange tutto una persona che aveva ammirato ma anche invidiato» aggiunge l’ex tecnico Umberto Mignani.
Nel 2000 il debutto del Callianetto in A, dal 2002 undici scudetti, di cui 10 consecutivi valsi la stella. Altra stella virtuale nella Coppa Italia e Coppa Europa e ancora otto Supercoppa a cui aggiungere un titolo italiano in B (con Coppa Italia) ed un’altro in C. Fassio fu tra i primi a credere nell’attività femminile. Lo fece e vinse calando un pokerissimo: cinque scudetti e altrettante Coppe Italia, Supercoppa e Champions. Non da meno nel settore giovanile con 13 titoli nazionali sotto la sua presidenza. L’ultima pagina di questa storia venne scritta nella stagione 2013 quando Fassio e il suo dream team tra le montagne trentine festeggiarono l’ultimo scudetto. 
Poi la rinuncia e il «Dezzani», nel frattempo intitolato anche all’amico e dirigente Silvano Rosso, tornato silente pur se messo a disposizione delle formazioni femminili. Dirigente illuminato (portò agli sferisteri lo sponsor Fiat) in grado di traghettare il tamburello nell’era moderna ma sportivo vero quando negli anni ’90 fu pilota di rally, conquistò il Rally dei Vini e del Palio 1989. Una vita dedicata allo sport di cui la mamma Luigina Colonna aveva raccolto trofei e testimonianze nel salone sopra il ristorante «Ciabot ’d Gianduja» con l’intenzione di conservarne la memoria e renderlo fruibile agli appassionati.

Non secondaria la carriera professionale nella regia di numerosi progetti immobiliari ad Asti. Fassio venne coinvolto in una vicenda giudiziaria cittadina dalla quale ne uscì completamente assolto. Stasera (alle 19) nella chiesa di Callianetto la recita del rosario. I funerali domani alle 15.

IL SALONE DEI TROFEI AL RISTORANTE «Ciabot ’d Gianduja» DI CALLIANETTO (Asti)

 

 

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