Chiedo scusa ai miei lettori se faccio sfoggio delle mie conoscenze storico/letterarie e cito il poeta per eccellenza, nato a Recanati nel 1798 e deceduto a Napoli nel 1837, amato ed odiato da tanti studenti dei miei tempi ma che non può essere messo in disparte tanta è stata la sua importanza nella letteratura italiana: lui si chiamava Giacomo Leopardi ed in una "Ode a un vincitore di pallone"
(Di gloria il viso e la gioconda voce, garzon bennato, apprendi, e quanto al femminile ozio sovrasti la sudata virtude ecc. ...) ricorda le gesta di tal Carlo Didimi, nato a Treia (MC) famoso in tutto lo Stato Pontificio per la sua innata capacità nel gioco del pallone che oggi chiamiamo "bracciale" ancora praticato in alcune "enclaves" dell'Italia Centrale (Monte San Savino, Faenza, Cingoli, Santarcangelo di Romagna, Treia e pochi altri) quasi sempre per rievocazioni storiche anche se esiste ufficialmente un Campionato Nazionale.
Facciamo un salto di secoli e veniamo ai giorni nostri ed alla gara di tamburello di domenica 10 settembre scorso tra il Chiusano ed il Treia, valida per le finali del Campionato Nazionale di Serie C. Si parla molto di sport e delle emozioni che procura ai praticanti che sovente degenera quando si elencano tanti giocatori di sport maggiori e di cifre assurde che con lo SPORT con la S maiuscola hanno poco da condividere. Succede invece che cinque avventurieri e pochi passeggeri a bordo di un SUV partano dalle Marche per venire a Chiusano per giocare SOLO una partita di tamburello, perfettamente coscienti del risultato già segnato.
E prima di continuare "... applausi a scena aperta" perchè così sono stati accolti sul campo che ha visto gli inizi di tali Dellavalle, Petroselli e termino perchè sarebbe troppo lungo l'elenco dei blasonati. La partita in sè non ha avuto storia, nonostante i continui ringiovanimenti dell'ampia rosa locale, perchè la differenza dei valori in campo è stata abissale ma nonostante l'handicap abbiamo visto 5 praticanti che in campo hanno messo tutto ed ampiamento meritato gli apprezzamenti nei loro confronti.
A Treia e dintorni non c'è modo di trovare rivale e per fare un allenamento sono costretti a percorrere centinaia di Km.: alla fine giocano sempre tra di loro, senza possibilità di miglioramenti sostanziali perchè tutti conoscono i pregi ed i difetti di tutti. Ma è anche obbligo segnalare la prestazione dei locali, un misto di giovani, molti, ed anziani che viaggiano in perfetta armonia e si fanno beffe dei "gap" che stanno demolendo i rapporti interumani dei nostri tempi. La vicinanza dei luoghi di origine permette ai giovani un contatto continuo, un misto tra genialità antica esperienza e giovanile spregiudicatezza giusto per razionale e continuo miglioramento. Alla fine il risultato si è fissato sul 13 a 4 che conta poco nel senso di classifica, e probailmente nessuno ricorderà a Treia, città toccata gravemente dal terremoto dello scorso anno, questo pomeriggio astigiano dove i loro ragazzi hanno dimostrato un attaccamento al loro sport preferito da inserire tra gli atti eroici di un qualunque annale sportivo. Grazie ragazzi per la grinta profusa perchè qui, da queste parti troverete sempre qualcuno che vi ringrazierà per la lezione che sportivamente ci avete insegnato.
Le squadre: Treia: Camertoni Matteo, Sileoni Jonathan, Baldi Michael, Pascucci Fabio, Solferini Mattia
Chiusano: Tanino Francesco, Cardona Paolo, Dellavalle Matthieu, Martinetto Filippo, Fracchia Daniel, Dellavalle Riccardo, Dellavalle Daniel, Petrini Lorenzo.
Arbitro Guelfo, da Revigliasco Segalinee: assenti
Pubblico: rumoroso, tranquillo e contento.
