Il ragazzo diventato campione in un cortile

LUCA MARCHIDAN. “Palleggiavo contro il muro di casa a Piea sognando il Callianetto”

Lo stile di Luca Marchidan, 19 anni, uno dei talenti emergenti della serie A open

Farò squadra nella A open a Solferino con Pierron, Cavagna, Beltrami. Il massimo per me Vorrei iscrivermi a Scienze motorie ma per ora penso soltanto a giocare e a far bene

Quel ragazzino che giocava contro il muro di casa ora si confronta alla pari coi big della serie A open. Luca Marchidan è il "millenial" del tamburello, ultimo asso cresciuto sulle colline astigiane e diventato campione "da esportazione". Campione nonostante i 19 anni e sia alla sua seconda stagione nel massimo torneo in quanto da esordiente è stato capace di levare al cielo Coppa Europa e Supercoppa con la maglia della veronese Cavaion. Quest'anno cambio di casacca, provincia e regione approdando nella mantovana Solferino. Lo ha fatto assieme al terzino callianese Giorgio Cavagna ed al fondocampista francese Yohann Pierron. Con la conferma di Manuel Beltrami si andrà a ricreare il terzetto ex Callianetto di cui fu spettatore un giovanissimo Marchidan.
Primi colpi a Piea e spettatore al «Dezzani»...
«Ho iniziato a sei anni seguendo le orme di mio fratello Emanuel che ne aveva già quattordici. Ovviamente sul campo del paese con primo istruttore Andrea Germano a cui debbo i primi insegnamenti. Avvicinarmi a questo sport non è stata una scelta obbligata ma seguendo la passione. Infatti quando potevo andavo a Callianetto a vedere le gare di A. Rimanevo affascinanto dai colpi di Beltrami e tornato a casa provavo ad emularli».
Ora Beltrami sarà suo compagno...
«Stento a crederci, per me è come un sogno che si avvera. E' magnifico. Già lo scorso anno nel mio debutto ho avuto il piacere di giocare a fianco di Pierron e con capitano Cavagna, che reputo un esempio. C'è tuttora un certo timore reverenziale nei confronti di chi ho applaudito da spettatore. Tra gli altri campioni che apprezzo c'è Sanuel Valle di cui sono erede nel Solferino».
Mezzovolo da sempre.
"Ho iniziato a fondocampo ma una volta che mio cugino ha smesso ne ho preso il posto in mezzo. Non vedo altro ruolo per me. Mi piace la possibilità di mostrare velocità, estro oltre alla potenza nel gioco con l'impagabile soddisfazione di riuscire a chiudere il "15"».
Come è stato il debutto in A?
«Non nascondo l'iniziale difficoltà sia sul campo che nell'integrazione in una formazione esperta. Fondamentale so è rivelato l'aiuto dell'allenatrice Stefania Mogliotti. Non posso che ringraziare per quanto mi abbia fatto crescere. Mi ha avanzato in campo dando maturità al mio gioco. Tra le qualità che mi riconosco il ragionamento nel colpo. La capacità di saper attendere il momento giusto oltre alla traiettoria esatta nel colpo».
Carriera che in quattro stagioni è passata dalla C alla A.
«Due annate in terza serie a Cerrina, la successiva in cadetteria sempre sotto la guida di Aristide Cassullo seguendo i suoi insegnamenti, e poi la chiamata in A neppure maggiorenne. Se debbo essere sincero non avrei immaginato di riuscire in così breve tempo a ritagliarmi un ruolo da protagonista in mezzo a tanti assi».
Ed ora il 2020 ancora come rivale del Castellaro?
«Proverò a fare meglio dell'anno scorso con due trofei, ma non sarà facile. Come più bella partita ricordo il 6-1 6-1 proprio al Castellaro in Supercoppa. La nuova stagione è iniziata anche bene con la vittoria di domenica a Cavriana nel Memorial Tondini sul Cereta (6-0 6-1) ma la miglior condizione deve ancora arrivare. Obiettivo è essere pronti per la prima giornata».
Nella vita di Marchidan per ora c'è solo tamburello.
«Dopo gli studi all'istituto Penna l'unico campo su cui ho lavorato è quello da gioco. Sono alla ricerca di un impiego che si riesca a conciliare con gli impegni agonistici che mi vedranno pendolare con Solferino. A settembre c'è la volontà di iscrivermi a Scienze motorie all'ateneo di Asti».

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