Fracchia-Monzeglio, il duello tra due campioni allo specchio

Uguali e contrari: Vittorio Fracchia bandiera di un paese, Grazzano, che da un anno (dopo il pasticciaccio burocratico sui punteggi che escluse la squadra dalla corsa allo scudetto) cova un sentimento di riscatto forte come mai prima d’ora, contro Alessio Monzeglio, il leader di un Moncalvo che non vuole certo abdicare al Tricolore del muro. 

Domani a Montemagno andrà in scena (non ce ne vogliano gli altri candidati via via esclusi dalla corsa) la sfida che in fondo tutti volevano, forse, con la sola eccezione del team del paese che ospita l’evento. Fuori il Montemagno di Botteon, vera novità della stagione, tocca ai (grandi) rivali prendersi tutta la ribalta. I due (visti così da lontano) sembrano agli antipodi. In comune hanno solo la matrice «vinicola», ma con sfumature anche qui diverse: Fracchia porta avanti l’azienda di famiglia che commercializza vino, anche a livello internazionale; Monzeglio è più «contadino» nell’anima e non è difficile raggiungerlo telefonicamente sul trattore. Per il resto, i due si stimano ma non si frequentano certo molto. Anzi la rivalità sportiva ha scavato un solco nel loro modo di confrontarsi: Fracchia (che il padre Mauro, eccellente stratega sul campo,  definisce spesso troppo modestamente come un semplice «buon giocatore») è in realtà il miglior prodotto espresso dal «muro» dai tempi di un certo «Miliu» Medesani (non a caso suo compaesano) ed è l’esempio dell’atleta di paese che ha fatto del tambass e del borgo di origine le sue bandiere, diventando un modello di applicazione (atletica ma anche mentale) a questo sport. 
Monzeglio è uno dei rarissimi casi nella storia del tamburello di polivalenti diventati vincenti «a libero» (adesso si chiama open) e nel «muro» con l’ulteriore «acrobazia» di merito di rivelarsi poi un eccellente praticante (con tanto di Tricolore 2017 accanto a Massimo Vacchetto) nella pallapugno. In realtà sono pochissimi quelli che possono vantare come Monzeglio i titoli sotto i bastioni e nel massimo campionato del tamburello. Basta citarne qualcuno (da Cerot Marello al portacomarese Franco Capusso al castell’alferese Armando Pentore allo stesso Mimmo Basso, presidente del Comitato Fipt di Asti) per capire come siamo nella sfera dei grandi di sempre, capaci di conquistare trofei con la stessa disinvolta ecletticità. 
Ovviamente i «polivalenti» nel tamburello-tambass sono stati tantissimi, a cominciare da quel prodigio che fu Marino Marzocchi «Mara» o all’Ongaro moncalvese, in un tamburello che appartiene ormai quasi alla preistoria, fino ai Bonanate, a Sandro Ferrero, a Marostica, ai Beltrami, agli stessi Petroselli e Dellavalle (un po’ meno assidui a muro) o a un dotatissimo (parliamo del tambass, perchè a libero lo sanno tutti) Samuel Valle. L’elenco è sterminato: ricordiamo eccezionali performance sotto i bastioni di Portacomaro o Vignale di tali Montresor, Tezza, Pagani Marcazzan e, ovviamente Renzo Tommasi.  
Ma Monzeglio ha già un suo posto a parte in questa specialissima galleria di campioni. E domani lui sa che dovrà fare la gara perfetta, perchè su quel campo di Montemagno (ci scusino gli esperti se ci inoltriamo in una banalissima e azzardata «deriva» tecnica) Fracchia parte comunque con le migliori credenziali. Lo scorso anno, in un confronto che non ha nulla a che vedere con questa partita, sulla stessa piazza e con altri giocatori certo al fianco e contro, il «Ronaldo» di Grazzano fece vedere i sorci verdi al rivale. Ora, definire Monzeglio il «Messi» del Moncalvo fa certamente sorridere (se non altro per il confronto tra la stazza del gigante vignalese e la classe compressa nella miniatura della «Pulce» argentina) ma domani, fatte le debite proporzioni, a Montemagno si dovrebbe vedere qualcosa che riporta un po’ a certe atmosfere calcistiche. O tennistiche.Poi scegliete voi chi è il Federer o il Nadal monferrino. Gli appassionati sperano solo che sia come una finale di Wimbledon: al quinto set e all’ultimo 15. Magari al calar della sera, come una «Fiesta» o un canto di Garcia Lorca. O, più semplicemente, la poesia del tambass. 

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