Se la giocheranno i “soliti due” ma onore a Botteon e agli altri

Vittorio Fracchia ribattezzato "l'uomo mascherato" dal prof. Sergio Miglietta

COPPA ITALIA: CASTELL'ALFERO - ROCCA D'ARAZZO 16-9

Alla fine saranno i «soliti due» a giocarsela: Vittorio Fracchia (e il Grazzano, perchè il tambass, in fondo, è sport di squadra) e Alessio Monzeglio (e il Moncalvo: vale il discorso fatto prima). In un torneo a muro incerto e «chiacchierato» (nel senso buono del termine, cioè che ha fatto discutere e dibattere) come non avveniva da anni, sono rimasti loro a lottare per il titolo. Tutti gli altri fuori: a cominciare da quel Montemagno che aveva dominato la prima fase e che aveva portato in dote un team guidato da Alberto Botteon. Il regolarista che arrivava a muro dopo anni trascorsi sui campi a «libero», che adesso chiamano open. Il Montemagno lascia mestamente la corsa scudetto, dopo aver cullato per mesi il sogno di tornare a cucire sul petto quel titolo (molto ridondante per una manifestazione poco più che provinciale) di campione d’Italia. Esce dalla corsa - il team di Giulio Griffi e di quel formidabile fromboliere delle polemiche che si chiama Fulvio Natta - con mille rimpianti dei propri tifosi. Ma chi pensa a una stagione fallimentare di questa squadra dovrebbe ricredersi: il Montemagno ha avuto il coraggio di investire su un giocatore collaudato (e serissimo atleta) che ha offerto al torneo una bella componente di esperienza e professionalità. Ci vorrebbero dieci, venti Botteon per far crescere ancora questa manifestazione, facendola finalmente uscire dai troppi ristretti ambiti monferrino-astigiani. E ci vorrebbero dieci-venti Vignale per lanciare nella mischia ragazzi che regalano tante aspettative al tambass che verrà. E ci vorrebbe una Federazione (guidata da quel galantuomo di Edoardo Facchetti) che tra i tanti «esperimenti» per far lievitare il tamburello in genere, si decidesse a tentare l’azzardo di inserire il «muro» nel gran giro dello scudetto open. Le formule si potrebbero trovare: nessuno, nel tamburello attuale, ha un bacino di spettatori come la kermesse monferrina e nessuno può portare in dote paesi e panorami così, dove il tamburello fa parte della gente e la pallina rimbalza fin sull’uscio di casa. È giusto che si pensi a un tamburello «globale», europeo o mondiale. Ma, intanto, bisognerebbe uscire anche da quell’idea un po’ provincialotta (questa sì) che tornei come questo sono «solo» folclore o poco più. Ci pensi la Federazione, quando domenica ci sarà la sfida più attesa. E che tutti possano godere del confronto tra«quei due» che sono i veri «testimonial» del gioco sotto i bastioni. Torneremo nei prossimi giorni a delineare il confronto tra i grandi rivali e magari ad azzardare un (discutibilissimo) pronostico: ma intanto è bello pensare che ci sarà un’altra settimana di passione. E di attesa. Come una volta. 

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