Per rivoluzionare il tamburello ci vogliono lo spettacolo e i giocatori (in forma)

Pochi giorni fa, su un sito seguitissimo dagli appassionati («Tamburellisti pazzi», che di pazzo ha solo il nome ma in realtà è una bella vetrina di quello che accade in questo sport) era sbocciata una timida polemica, innescata da una riflessione (molto seria peraltro) di un grande supporter degli sferisteri che merita di essere citato: Domenico Grassi, un impiegato di Settime, che frequenta da anni, con la moglie, i campi di gioco di mezz’Italia, dal Monferrato al Trentino, passando per il Mantovano e il Veronese.

Tanto per dirne una era stato il primo, vero «scopritore» di un certo Manuel Beltrami, l’indiscusso numero uno del tamburello moderno.

Ebbene Grassi aveva invocato, in questo suo educato ma incisivo intervento sul sito, un «maggiore rispetto per il pubblico». Cioè, ha chiesto che gli spettatori (paganti) potessero essere ripagati (chiediamo scusa per il bisticcio dialettico) da prestazioni adeguate.

E qui il discorso ha una sua «ricaduta» immediata su quanto visto nella giornata d’esordio (tanto per restare geograficamente «in zona») del campionato di serie A di tamburello a muro. Con un big match strombazzato e annunciato come tale, finito con lo strapotere del Moncalvo (di quello straordinario talento che si chiama Alessio Monzeglio) su un Montemagno apparso solo la controfigura di quello che dovrebbe essere lo squadrone in grado di insidiare il sesto scudetto del Grazzano. E la stessa squadra campione che ha letteralmente passeggiato contro la matricola Calliano. 

Sono solo segnali: certo c’è tutto il tempo per rimediare e invertire il flusso degli eventi. E siamo solo alla partita d’esordio di un torneo che si concluderà a fine luglio. Ma non vorremmo che durante il campionato, a contendersi la ribalta, fossero solo alcune e non tutte le squadre come dovrebbe capitare in un torneo che assegna comunque un titolo tricolore assoluto.

È altrettanto giusto lasciare spazio ai protagonisti, che sono i giocatori. Ma siamo sicuri che tutti i giocatori siano all’altezza della contesa? Venerdì sera, alla presentazione dell’annata agonistica, al «Palco 19» di Asti, molti di questi protagonisti annunciati sono sfilati sul palco: e così, a occhio, qualcuno sembrava tutt’altro che in forma campionato. La tanto sbandierata condizione fisica più volte evocata come tratto distintivo del tamburello moderno, non sembra ancora far parte del bagaglio di alcuni degli attori chiamati a recitare sulla scena. E allora non lamentiamoci se il pubblico non sempre risponde. E non invochiamo «rivoluzioni» federali per cambiare il corso degli eventi. 

L’unico, vero, grande «atleta» di questo inizio di stagione sembra essere proprio il neo presidente federale, Edoardo Facchetti, disposto a sobbarcarsi migliaia di chilometri in auto ogni settimana per essere vicino ai «suoi» tamburellisti. Nel tentativo di ridare slancio ed entusiasmo, con la sua passione contagiosa (questa sì da applausi), all’intero movimento.

Così, stavolta, non ci sono alibi: il cambiamento (e l’esempio) deve venire innanzitutto dal campo. Quello di gioco. Dove la gente va se trova lo spettacolo.

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