“Fedele al Montechiaro e ai tifosi. Voglio far rombare le motoseghe”

DAVIDE TIRONE il leader biancazzurro torna al Tricolore del Muro sfumato e al successo con rivincita nella Supercoppa

“Le favorite sono sempre Vignale e Grazzano. In campo non prima di maggio, inutile falsare il torneo con continui rinvii”.

La finale scudetto giocata al “Porro” su campo neutro non avrebbe avuto un esito così scontato

Dalla cocente delusione nella finale scudetto nel giorno del 40° compleanno, alla successiva gioia liberatoria per il trionfo in Supercoppa. Davide Tirone riparte da due opposti sentimenti per guardare alla nuova stagione del tamburello a muro che lo vedrà ancora protagonista annunciato, fedele alla maglia della “sua” Montechiaro e con la fascia di capitano. «Sono contento di continuare a giocare e divertirmi con gli amici del paese come Manuele Tirico, Stefano Panzini o Daniele Cestari» esordisce Tirone, di professione bancario. Fede granata e la passione «per la bala» l’ha ricevuta dagli indimenticati papà Beppe e zio Angelo. «La stagione si preannuncia entusiasmante visti gli organici delle formazioni annunciate per ora ai nastri di partenza. Almeno sei squadre penso possano giocarsi l’accesso ai playoff, ma comunque Castell’Alfero e Moncalvo saranno avversarie pericolose soprattutto in casa. Nella “bombonera” e nella "fossa“ tutti corrono rischi».

Tirone, ci sono anche favorite?

«Mi ripeterò, ma sono le stesse dello scorso anno: Vignale e Grazzano. Un gradino sotto inserisco noi con Calliano e Montemagno, senza dimenticare la rientrante Rocca d’Arazzo».

Nelle file del Montechiaro novità e conferme.

«Si è aggregato al gruppo Federico Belvisotti, ex Grazzano nel ruolo di mezzovolo che era di Federico Arrobio). Un ottimo elemento e credo che la nostra competitività rispetto l’anno scorso rimanga inalterata».

Finite le vacanze inizia la preparazione.

«Si inizia a lavorare dal punto di vista atletico, il campo ed il muro per ora possono attendere. Anche perché ritengo che, al pari dell’annata passata, prenderà il via non troppo presto.

Previsioni?

«Personalmente ritengo che ci sia tempo fino ai primi di maggio in modo da poter accogliere anche il pubblico. In formazioni con cinque-sei atleti sarebbe troppo alto il rischio di perdere per una positività un atleta a campionato iniziato. Ci sarebbe il rischio di falsare la competizione».

Ancora uno sguardo al 2021.

«Per il Montechiaro un’ottima annata. Non dimentichiamoci che abbiamo chiuso al primo posto la fase regolare, poi siamo approdati con fatica e partite al cardiopalma fino alla finale».

Poi il «Porro»...

«Eravamo troppo penalizzati e quindi ha vinto meritatamente il Vignale che, comunque, alla fine ha dimostrato di essere la più forte. Nello sport è sempre così».

Un trofeo però lo avete levato al cielo.

«Quella Supercoppa ha avuto una valenza importante. Non tanto per un trofeo da mettere in bacheca ma come rivalsa, l’occasione di dimostrare subito che su campo neutro la finale scudetto non avrebbe avuto un esito così scontato».

In paese c’è attesa?

«Si aspetta con ansia e passione l’inizio della nuova stagione, quando si sente il colpo del tambass sul nostro gioco significa che si sta uscendo dall’inverno. E quest’anno vorrei anche che significasse l’uscita dalla pandemia».

Tifo già da finale.

«Abbiamo una tifoseria che pochi possono vantare. E questo comunque è importante perché è una sensazione unica vedere compaesani che ti sostengono e spingono. Riesci a dare tutto, facendo emergere energie anche quando l’asticella segna riserva. Insomma abbiamo voglia di far tornare a rombare le motoseghe».

Obiettivo dichiarato?

«Entrare nei quattro. Questo fa la differenza tra una stagione anonima ed una da protagonisti. Personalmente vorrei provare a vivere ancora una finale contro Vittorio Fracchia. Per me vincere un altro torneo, indossando la maglia del Montechiaro, avrebbe senso solo contro di lui. Il migliore. Riuscire a battere il giocatore del muro più forte di tutti i tempi».

Ultimo augurio?

«Da appassionato auspico un torneo senza polemiche. Restino invece e forti le sempre belle e poetiche rivalità campanilistiche che sono il sale del nostro sport». —

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