La belle sere di Tonco e quei tornei perduti

La belle sere di Tonco e quei tornei perduti 

La partita (quella tra Vignale e Montemagno) non è stata granchè (lo era stata eccome, invece, la sfida tra Grazzano e Calliano) ma la sera di Tonco è stata lo stesso bellissima per quell'afflato che solo certi sferisteri sanno regalare. Grazie anche all'organizzazione super professionale di chi ha fatto gli onori di casa, guidati da quel rapacissimo terzino che fu Renzo Artuffo (ribadiamo: uno dei più grandi di sempre nel ruolo), capaci di offrire un'accoglienza invidiabile. Suggestivo il parterre, con accrocchi di tifosi-esperti con cui è bello discutere. Come Luciano Trere, il «signore» del tambass di Faenza, Luigi Musso (che con la sua telecamera porta il tamburello ovunque sui social, in diretta), Corrado Soffientino, avvocato grazzanese, già giudice sportivo del torneo a muro, ma soprattutto mezzovolo in gioventù di quelli che lasciano un segno indelebile, oltrechè padre di due promettentissimi talenti di questo gioco. E sindaci che hanno il tamburello nel sangue, come Francesco Marengo, primo cittadino di Castagnole Monferrato. E roboanti suiveurs (col mancino Massimo Accossano e Pierino Alciati, tecnico e inimitabile personaggio d'un tempo antico) come quelli «caldissimi» d Rocca d'Arazzo, il paese che «non può mancare» al tavolo dei paesi che rendono intrigante il tamburello. Fino all'immancabile querelle dei punteggi a tenere banco. E l'avviso lanciato da Artuffo: «Troppa matematica rischia di vanificare i nostri sforzi. Attenzione a non far scappare chi vuol investire nel nostro torneo. Ci abbiamo messo tanto a farlo arrivare al top, basta poco per tornare all'«anno zero». Chi vuol capire....
Ma, un'ultima notazione s'impone. Oggi a Portacomaro, altra storica piazza uscita dal «giro che conta» (agonisticamente) si disputa una «maratona tamburellistica» amatoriale. Chi ha vissuto gli anni belli (sportivamente parlando) di quel paese non può non tornare al ricordo del memorabile «lunedì della festa» di San Bartolomeo, che riuniva dieci tra i più formidabili giocatori italiani. Era, quello, uno degli appuntamenti irrinunciabili dell'estate tamburellistica. Non c'erano Coppe e campionati che avessero l'uguale. E come a Portacomaro si sono «persi», non solo in Monferrato, tanti altri tornei della «bella estate» sferistica. L'agosto del tambass è rimasto solo quello delle gare «ufficiali». Troppo poco per (ri)animare le piazze. come una volta. Anche questo, forse, deve far riflettere. 

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