L'esultanza per il tredicesimo titolo [foto Sergio Miglietta]
La nostra storia è già leggenda. Come dare torto ai grazzanesi dopo aver fatto 13, sette titoli sono arrivati dopo il ritorno alla base del predestinato Vittorio Fracchia che ancora si emoziona quando indossa la maglia dei suo paese, dopo aversi fatto le ossa fuori a partire da Moncalvo per sfiorare anche il titolo a Rocca, la piazza più calda del tambass. Per il prossimo anno confermata la coppia con Marletto, c’è empatia e un feeling totale. Successivamente il lavoro commerciale nella vinicola di famiglia con frequenti viaggi nello States potrebbe portare a scelte inevitabili. Il consulente di mercato Bruno Porrato è già in azione, in pole position il ritorno di Federico Belvisotti, ultimo quest’anno come Arrobio lo scorso. Il mancino viarigino è dato a Montechiaro con Tirico. Alessio Monzeglio ha annunciato il ritiro. Tutti ad interrogarsi sulla fenomenologia Grazzano, un paese opulento, inclusivo, globale con un riuscito mix tra quelli di sempre e i nuovi arrivati milanesi e torinesi e soprattutto unito. Lo si è visto nella velocità di liberare la piazza dalle sedie dopo la semifinale, piccoli dettagli con le persone giuste al posto giusto a fare la differenza. La dedica proprio a quelle persone che fanno il lavoro oscuro come Paolo, “Panucci”, Osvaldo, Raffaele, il sagrestano Giacomo con il suggestivo suono della campane a dare un tocco di magia. Ancora l’adrenalina di questa grande finale contro il temuto Montemagno a cui è sfuggito l’attimo fuggente di poter cambiare la storia. I tanti quindici di Massimo Savio un segnale che il gioco del fondocampo grazzanese non era ottimale. La musica cambia sul 5-7 e con un gioco più veloce, lungo ed anche molto sul largo la partita ha preso la piega indicata dai pronostici con l’affermazione per 19-11 in nemmeno tre ore di gioco trascorse piacevolmente pur con fasi non esaltanti, alla fine ha vinto chi ha sbagliato di meno. Il Grazzano dopo una partenza sorniona ha alzato il livello del gioco sfruttando la mobilità del mezzovolo specialmente alla rimessa. Spiccato il volo si è trasformato in una marcia trionfale non trovando più il Montemagno la forza di reagire. E’ quello che ha stupito i reduci della finale del 1987 Medesani, Mauro e Fabio Fracchia, Biletta, Marostica, De Luca abituati a battaglie concluse sul filo di lana. Dal fronte biancorosso onore ai vincitori anche se qualche gioco in più avrebbero potuto farli ed ora concentrazione sulla Coppa Italia di Tonco, un campo dove giocatori come Botteon e Molino si trovano a loro agio. La società per impegno e passione si merita un Coppa.
Agosto mese di Coppa Italia