Rebecca Lanzoni, la tamburellista che vuole conquistare il mondo

Grazia e talento Rebecca Lanzoni, 18 anni è reduce da una stagione trionfale

Monalese, “figlia d’arte, è l’unica astigiana azzurra al torneo iridato in Spagna

Nella stagione perfetta in cui ha conquistato tutto Rebecca Lanzoni, 18 anni di Monale, ora culla il sogno iridato. La giovane promessa del tamburello è l’unica astigiana tra le sette atlete che da domani difenderanno la maglia dell’Italia ai Mondiali in Spagna. Tre giorni lontano dai libri del liceo “Vercelli”, dove frequenta l’ultimo anno, e concentrazione sullo sport che ama.
«Ho iniziato a 6 anni grazie alla perseveranza di Giorgio Marchiò, che tanto ha fatto a Monale per il tamburello, nonché alla dedizione e passione di mio padre Giancarlo» esordisce l’Azzurra.
Fugace convivenza con la pallavolo ma alla fine il tamburello ha avuto la meglio. «Posso dire di aver fatto la scelta giusta perché questa disciplina mi ha dato e continua a regalarmi soddisfazioni. Quest’anno con L’Allegra Settime ho vinto tutti i titoli open: Coppa Europa, scudetto, Coppa Italia e Supercoppa».

Tutto facile?
«Non mi sarei mai aspettata di centrare tutti gli obiettivi al mio primo anno in questa società. Quello principale era entrare a far parte di una squadra completa con valide atlete per crescere tecnicamente accettando tutto quello che sarebbe arrivato».

Titoli open e indoor.
«Ci sono stati gli scudetti under 18 sia indoor che open col Monale e con l’Italia quello open. Nella mia piccola carriera ci sono poi titoli indoor under 14, 16 e 18, come un titolo di B. Nell’open altra tripletta under 14, 16 e 18 con tris nell’italiano di B muro, Coppa Italia e Supercoppa B open».

Ora sogna il trono mondiale.
«E’ la prima esperienza. Sono onorata di far parte del gruppo e la mia aspettativa è dare il massimo se sarò chiamata in causa. L’Italia vuole bissare il titolo del 2013».

Tra indoor e open, differenze e analogie?
«Io sono appassionata di tamburello. Pur essendo due tipologie di gioco differenti, non c’è una preferenza. Mi diverto in entrambe. Il movimento femminile purtroppo sta vivendo un momento di flessione dopo alcuni anni di costante ascesa in tutte le regioni. Tante ragazze hanno smesso, per studio o lavoro».

Che cosa è venuto meno nel tamburello?
«Vedo calata la passione. Non si fa più l’attività giovanile come quando ho iniziato e c’è sempre meno volontà e tempo dedicati al tamburello. Auspico magari più rivalità ma meno interessi personali. Il tamburello esalta il gruppo, l’aiutarsi per raggiungere un obbiettivo, poi nella nostra realtà è uno sport a misura di ragazza e non preclude nessun risultato. L’esempio è la mia convocazione mondiale. Si può arrivare in alto col tamburello».

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