Scuola, maestra di vita ma non (sempre) di sport

E SEI SUBITO CAMPIONE!

IL TAMBURELLO E' LO SPORT CON LA PROBABILITA' MAGGIORE DI VINCERE DEI TITOLI NAZIONALI (IN SUBORDINE REGIONALI O PROVINCIALI)

in foto il Cinaglio under 14 campione italiano a muro e vice campione nazionale open

La «Festa dello sport» è stata bella e possono essere contenti del successo la delegata Coni Lavinia Saracco, splendida padrona di casa e i suoi collaboratori. Bella anche perchè questa kermesse ha una peculiarità: quella di mettere insieme, in ordine sparso, tutti gli esponenti del movimento sportivo locale. Sono le cosiddette «eccellenze» che vengono (giustamente) valorizzate. Ed è anche una sorta di «cartina al tornasole» per misurare il reale stato di salute dello sport astigiano.

Vedendo sfilare sul palcoscenico i protagonisti, ci si rende conto subito di come la parte del leone la facciano portacolori delle discipline tradizionali (tamburello in primis) e, in una certa misura, anche i cosiddetti «amatori», atleti cioè che gareggiano nelle discipline riservate agli «over». Un esempio per tanti ragazzi, insomma, ma non agonisti che competono ai massimi livelli.

D’altro canto risultano quasi «assenti» i rappresentanti dello sport più diffuso: il calcio. Intendiamoci, non per essere stati «esclusi» dagli organizzatori, ma perché per arrivare lì, sul palco dell’Alfieri, bisogna portare in dote titoli italiani, europei, mondiali o aver indossato la maglia della Nazionale. E qui una prima domanda si impone: avendo il calcio migliaia di praticanti anche nell’Astigiano, quanti di loro arrivano poi ai vertici, nonostante i sogni di tanti papà e mamme?

E, allargando l’orizzonte, quanti dei ragazzi astigiani che fanno sport diventano «professionisti»? Stando a quello che si è visto all’Alfieri, si contano sulle dita delle mani gli atleti che vivono di sport e quei pochissimi, tranne rare eccezioni (il pallavolista Matteo Piano, per esempio) appartengono a gruppi militari.

E qui l’analisi lascia spazio ad un’altra considerazione: ascoltati i discorsi dei vari ospiti della serata (Formicola prefetto di Asti, Porqueddu presidente Coni regionale, Rasero sindaco di Asti, Gabusi presidente Provincia, della stessa Saracco e del provveditore agli studi Calcagno) da tutti abbiamo avuto conferma che lo sport è «elemento formativo, che contribuisce alla crescita armoniosa del futuro cittadino, ecc ecc.».

Con l’aggiunta del provveditore che ha ribadito come la figura degli insegnanti di ginnastica sia «centrale» nel mondo della scuola. Detto che su questa ultima affermazione, qualche dubbio ci resta sull’effettiva importanza attribuita alla figura del docente di educazione fisica in ambito scolastico, continuiamo a chiederci quale ruolo possa avere questo modello di scuola (non è colpa di provveditore e insegnanti astigiani, tutti bravissimi, sia ben chiaro) nella crescita «armonica» dei futuri cittadini, visto che le ore di ginnastica sono sempre poche, anzi pochissime e lo sport scolastico appare come una sorta di «Cenerentola» nel panorama didattico. Anche questa, se vogliamo, è una «banalità». Ma dopo una così partecipata (e qualificata) festa sportiva la riflessione s’impone. 

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