6 domande a Luana Bonzi (Dossena)

 Nella foto di copertina Luana Bonzi (a sinistra) con la compagna di reparto Debora Cavagna. 

1. Luana, partiamo purtroppo dalla notizia che il prossimo anno a Dossena non ci sarà più la squadra femminile. Dopo diverse stagioni sui campi da gioco con la maglia del tuo paese qual è  il tuo stato d’animo?

Ancora devo metabolizzare il tutto… sicuramente dispiace e c’è tanta amarezza… anche perché il 2017 e’ stato tutto sommato un anno abbastanza positivo per noi; abbiamo giocato delle buone partite, pur riuscendo a far poco allenamento, e in Coppa Italia abbiamo raggiunto le semifinali.

2. Cosa significa il tamburello per un comune piccolo come Dossena?

A Dossena il tamburello è tradizione ed è sentito veramente tanto; ad ogni partita che sia maschile, femminile o dei più piccoli il campo si riempie di gente. Inoltre ogni anno ad agosto viene organizzato un torneo alla quale possono partecipare tutti, quindi più tradizione di così…

3. Il 2014 è stata una stagione fantastica dove avete conquistato il “triplete” in serie B. A distanza di tempo che ricordi hai di quell’annata trionfale?

Il 2014 per me è stato l’anno dove tutto ha avuto inizio. Prima di iniziare a giocare a tamburello praticavo pallavolo, ma un giorno ricevo una chiamata da Osvaldo Mogliotti e da quel momento tutto è cambiato. Con la sua costanza e pazienza iniziò un’avventura indimenticabile e un anno davvero da incorniciare. Ancora oggi quando guardo le fotografie e filmati mi commuovo perché dal niente in pochi mesi mi sono ritrovata lo Scudetto, la Coppa Italia e la Supercoppa tra le mani. Avevamo una marea di gente che ci seguiva. La sera della vittoria del  campionato al rientro a Dossena ci siamo ritrovate una festa organizzata per noi in poche ore, striscioni per il  paese, emozioni che non si possono capire se non le vivi.   Qui permettimi di ringraziare in primis tutta la squadra Debora Cavagna, Simona Trionfini, Veronica Noris, Chiara Lombardi e Serena Guidetti, la Società e il Presidente Luca Pietro Noris per i sacrifici fatti, Ivan Astori per l’impegno e la pazienza, Zani Viaggi con Claudio e Marilena sempre disponibili per le nostre lunghe trasferte e tutti gli altri sponsor, i miei genitori e amici, e ancora Osvaldo Mogliotti per aver sempre creduto in me, anche quando nei momenti di sconforto con poche parole sapeva tirarmi su di morale.

4. Anche l’anno seguente vi siete tolte delle belle soddisfazioni, visto che da neopromosse in serie A avete conquistato le semifinali scudetto, battendo nello spareggio una squadra più esperta come era il Monale.

Eh si anche lì una bella emozione!! Poi abbiamo trovato il Sabbionara in semifinale e naturalmente quello “squadrone” non era alla nostra portata e ci ha eliminato.

5. Cosa ritieni abbia apportato il tamburello alla tua vita? Inoltre potendo tornare indietro, c’è una partita o solamente anche un quindici che vorresti rigiocare?

Il tamburello, in particolare, mi ha permesso di stringere delle belle amicizie e dei forti legami che spero possano continuare anche fuori dai campi. Ad oggi non c’è una partita o un quindici che vorrei rigiocare; ogni incontro, ogni punto e ogni fallo ha la sua storia e quindi è bello ricordare tutto così come è stato.

6. In conclusione Luana, cosa diresti ad un bambino\a che ha appena iniziato a tirare i primi colpi con il tamburello?

Di giocare, giocare e ancora giocare e di non stancarsi mai.

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